Zona gialla e bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi riaprono con il servizio al tavolo: più di sei locali della ristorazione su dieci possono restare aperti (62%).
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti della nuova Ordinanza del Ministero della Salute in vigore dal 10 al 15 gennaio: attività di ristorazione al tavolo consentite solo dalle ore 5 alle 18 con la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.
“Uno stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti che in molti casi creano ostacoli alla programmazione delle attività e spesso non sono considerate neanche sufficienti a dare sostenibilità economica e giustificare le aperture, arrivando anche a chiusure definitive”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Una situazione che rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli alessandrini fuori casa che nel 2020 sono scese al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva, a livello nazionale, di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea.
“Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture: dal vino, dove la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato, all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione”.
LA VITA CASALESE PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI ALL’EDITORIA.
“La Vita Casalese”, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.