Quattro chiacchiere con Coach Pier Celeste Zambello
Come sta andando il programma Minivolley S3 quest’anno?
Credo bene, a giudicare dal riscontro positivo delle famiglie e dal rapporto di collaborazione che abbiamo instaurato con loro.
Con le bimbe, io e Clarissa Braggio (palleggiatrice dell’Under 18 che mi assiste durante gli allenamenti) lavoriamo con profitto. Gli allenamenti stanno indicando che la rotta intrapresa sembra essere quella giusta.
Quali sono le principali sfide che stai affrontando?
Quando si riparte le incognite sono tante. Noi abbiamo deciso di essere molto inclusivi e, al momento, i risultati ci stanno premiando sia dal punto di vista numerico che qualitativo.
Non è stato facile allenare insieme bambine di prima elementare e di prima media, ma in qualche modo siamo riusciti nell’intento. Per la prossima stagione stiamo valutando un nuovo format per migliorare ulteriormente la nostra proposta formativa.
Come riesci a mantenere l’entusiasmo e l’interesse delle bambine nel Minivolley S3?
Ricordo quando avevo la loro età: l’atteggiamento dispotico di alcuni allenatori. Una volta dall’altra parte della barricata, mi sono promesso di non usare quei metodi, perché si tratta pur sempre di allenare bambine, e questa deve essere la nostra stella polare.
In quasi cinquant’anni di carriera ho sempre gestito i gruppi con rispetto: non mi interessa allenare automi pronti solo a eseguire ordini, con il terrore di sbagliare.
Credo nelle bimbe pensanti, che possano esprimere le proprie idee e fare richieste, anche per rendere l’allenamento più gioioso e meno meccanico. Capire, non solo eseguire. A mio avviso, è questa la strada giusta. O almeno, è la mia strada.
Come vedi l’evoluzione del Minivolley S3 nel corso degli anni?
Mi sembra che i contenuti burocratici siano diventati eccessivamente complicati, mentre sull’applicazione delle regole tecniche regna una totale confusione, dove il buon senso viene spesso messo da parte.
Alle bimbe dico sempre che stiamo seminando per il futuro, e che certi atteggiamenti che oggi premiano i nostri avversari, domani premieranno noi, che stiamo costruendo basi solide.
Al momento non sono del tutto convinte: vorrebbero vincere subito, e vedere che chi non rispetta le regole spesso lo fa le indispettisce. Spero che un giorno, quando saranno in grado di gestire il gioco, voltandosi indietro si ricordino di questo insegnamento. E magari si riterranno fortunate per le lacrime spese ai tornei di Minivolley.
Hai progetti per far crescere il programma?
Il lavoro in palestra offre sempre nuovi spunti per variare e migliorare il programma pensato a inizio stagione. Così ho fatto e così farò, anche il prossimo anno, se verrò confermato alla guida del Mini S3.
Una programmazione dinamica, che si adatti alle possibilità di crescita del gruppo, e non viceversa.
Quest’anno siamo riusciti a qualificare dieci allieve che hanno appena iniziato il percorso in Under 12, e credo che presto se ne aggiungeranno altre.
Questo approccio è molto motivante: per me, che vedo crescere le bimbe, e per loro, che hanno un obiettivo concreto verso cui tendere.
Quali sono i tuoi programmi futuri per il Minivolley S3?
Vorrei offrire a un numero sempre maggiore di giovani atlete la possibilità di frequentare i nostri corsi. Entrare in palestra e affacciarsi all’universo Junior Volley con la consapevolezza che, pur con tanta storia alle spalle, è sul futuro che vogliamo investire per scrivere le pagine più belle.
Vorremmo, almeno, provarci con tutte le nostre forze. Rendere orgogliose le ragazze che ci hanno preceduto sui parquet casalesi e di tutta Italia.
Loro, guardando le “monelline” che stiamo formando in palestra, vorremmo potessero immaginarsi bambine di nuovo, con la palla in mano alla ricerca del palleggio perfetto. E vedere in loro il futuro della Junior Volley Casale.
Oltre al gruppo delle più piccole segui anche il corso di pallavolo Academy. Puoi spiegarci in che cosa consiste e a chi è rivolto?
L’Academy è stata una scommessa vinta dalla società. Abbiamo creato un contenitore dove accogliere ragazze che vogliono imparare da zero, ragazze che devono recuperare la forma dopo un infortunio e altre che hanno bisogno di un “ripasso” su alcuni fondamentali.
L’aspetto che più mi inorgoglisce è essere riuscito a reinserire nell’attività agonistica diverse atlete. In palestra regnano amicizia e armonia.
Ci siamo dati uno “style code”: a volte usciamo un po’ dai binari, ma basta uno sguardo per ritrovare il giusto atteggiamento.
Può sembrare banale, ma lavoriamo divertendoci. Io per primo.