Questo il testo dell’omelia pronunciata sabato 6 luglio a Frassineto Po dall’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini in occasione della celebrazione per il 400* anniversario della scomparsa del mecenate frassinetese mons. Guglielmo Vidoni. Testo raccolto da Elisa Massa.
Devo nascondermi perché sono impresentabile. Così l’umano patisce la sua condizione, così Adamo si nasconde, devo nascondermi, devo truccarmi , perché così come sono, sono impresentabile. Devo recitare una parte, perché quello che sono in realtà non mi piace, non può piacere a nessuno. Devo evitare di incontrare Dio perché mi sento in colpa, perché sono in imbarazzo. L’umano impresentabile è incarnato da questa scena degli inizi della storia dell’umanità: quello che ho fatto è inaccettabile per Dio e io ho paura di lui. L’umano, cioè uomini e donne, non si piacciono, uomini e donne si considerano impresentabili ,perciò si nascondono, perciò recitano una parte, per cancellare la loro verità, perciò cercano di sfuggire allo sguardo di Dio. La storia del resto racconta come l’Umanità sia troppo stupida, troppo cattiva, troppo inadeguata alla responsabilità del vivere e siccome l’umano ritiene di avere buone ragioni per non avere stima di sé e quindi gli uomini e le donne sono convinti di valere poco e allora si dedicano a cose da poco, si accontentano, la mediocrità sembra la misura giusta, la banalità sembra l’argomento accessibile di cui si può parlare e la meschinità risulta il comportamento accettabile, i valori alti, la passione per gli ideali più nobili, la vocazione alla santità, suonano come discorsi incomprensibili, come mete inaccessibili. Forse per questa scarsa stima di sé gli umani si buttano via, si accontentano di vite insignificanti, vivono nascosti, convinti di essere impresentabili, ma Dio cerca questa Umanità, non l’ha disfatta, non l’ha distrutta per farne una umanità migliore, per creare un uomo e una donna più nobili, più conformi ai suoi progetti ,alle sue aspettative. Dio no, ha preferito questa umanità e proprio questa umanità ha ricevuto la sovrabbondanza della Grazia. Paolo scrive: “ Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la Grazia”.
Celebriamo dunque la sovrabbondanza della Grazia. Noi, come nostro padre Adamo, siamo più inclini ad insistere nell’analisi delle ragioni per cui l’umanità è impresentabile, siamo più inclini a insistere nel sottovalutarci, nell’accontentarci, chissà perché preferiamo nasconderci che accogliere la presenza di Dio che ci infonde questa sovrabbondanza della Grazia, ma noi discepoli di Gesù dovremmo smetterla di, continuamente, ripiegarci su noi stessi per dirci come siamo brutti, come siamo cattivi, come siamo mediocri, perché la Grazia è stata effusa ed è sovrabbondante, noi viviamo una storia di Umanità ricolmata di Grazia. Questo è il saluto che Maria riceve all’inizio della sua vocazione “Rallegrati piena di Grazia” saluta l’angelo Gabriele, così Maria, ai piedi della croce, riceve questa missione ad essere la madre di tutti i credenti. Maria questa nostra sorella modesta, di una modesta città della Galilea, Maria di Nazareth e la madre di tutti i credenti e forse proprio contemplando Maria noi possiamo intuire come possiamo vivere come uomini e donne che vivono non nel regno del peccato che da la morte, ma nel regno della Grazia che rende partecipi della vita eterna, la vita di Dio. Perciò questa celebrazione diventa come un appello, una provocazione: “vivete nella sovrabbondanza della Grazia”, vivete in questa pienezza di vita che vi viene offerta, credete che voi siete destinatari, non di uno sguardo di Dio che giudica e condanna, ma di una benevolenza di Dio che vuole riempirvi di Grazie, vivete nella sovrabbondanza della Grazia. La sovrabbondanza della Grazia si manifesta nella chiamata che fa della vita la vocazione a vivere come popolo nuovo convocato da Gesù, cioè noi viviamo la vita come una vocazione, in qualche momento della nostra esistenza incrociamo lo sguardo di Gesù che attraverso parole di uomini, attraverso vicende di uomini, ci esalta, ci fa capire quanto bene c’ è dentro di noi, quanto bene può venire da noi che ci consideriamo così poco presentabili .
Ecco questa vicenda di Monsignor Guglielmo Vidoni che era un ragazzo di questo paese, è singolare perché forse lui aveva pensato di vivere qui, nella tristezza di essere un orfano, nel compito di vivere in un paese modesto, di vivere come un uomo qualsiasi, una vita già scritta, un progetto di sistemazione più o meno soddisfacente, ma la vita non è un destino già scritto, la vita non è la ricerca di una sistemazione, la vita non è un’ambizione di cose meschine, come la carriera o la ricchezza. Puoi desiderare di più, si sei autorizzato a sperare la pienezza della vita, a questo ti chiamo. Per Vidoni è stato l’incontro con san Carlo Borromeo, è lui che, per così dire, l’ha scoperto e l’ha chiamato e gli ha indicato una via e gli ha detto guarda più in avanti, mira più in alto, sei chiamato ad un servizio più glorioso di quello di accudire le tue cose, di custodire i tuoi beni, guarda più in alto, sei chiamato alla pienezza della vita.
Ecco il primo tratto di questa sovrabbondanza della Grazia è che la nostra vita è una vocazione: Dio ci rivolge una parola e ci chiama. Vivete della sovrabbondanza della Grazia e la sovrabbondanza della Grazia si manifesta in una pienezza di vita che diventa generosità e lungimiranza. C’è scritto nel cuore umano questa vocazione a fare il bene, questa passione per il bene più grande, questo desiderare la gioia non solo per sé, ma per tutta la propria comunità. Forse a quei tempi di Monsignor Vidoni ci saranno stati altri personaggi potenti, benestanti, qui e a Milano, ma perché ricordiamo Vidoni? Perché Vidoni è stato generoso, ha ritenuto che se aveva disponibilità di beni, questi non erano per essere custoditi con una avida meschinità ,ma per dire “posso far del bene” e lui l’ha fatto come si usava in quel tempo, ma questo dice a noi tutti vivi in questa sovrabbondanza di Grazia che ti permette di essere sovrabbondante nei tuoi doni , nella generosità, nel prenderti cura della tua Comunità, non guardare solo al tuo piccolo orticello di cui sei geloso, ma domandati perché hai ricevuto tutti i talenti che sono dentro di te, tutte le possibilità che ti sono offerte, tutto l’impulso al bene che c’è dentro di te. Vivete nella sovrabbondanza della Grazia e quindi della generosità e la sovrabbondanza della Grazia si manifesta nella stima di sé che ciascuno vive ed è chiamato a vivere con umile riconoscenza perché è Grazia non è conquista, ma insieme con serena fierezza, perché constata che Dio si è fidato di lui, di lei. La stima di sé, dovuta al fatto che Dio ha stima di noi e dunque ci sono in te più risorse di quanto tu stesso sappia, ci sono nella tua vita più occasioni di bene di quanto tu stesso abbia compreso, puoi affrontare responsabilità e sfide molto più alte di quelle che hai immaginato fin ora, vivi dunque all’altezza della tua dignità, della tua vocazione, non nasconderti per paura, sei stato rivestito di gloria, di Grazia, sei chiamato non alla mediocrità ma alla santità e dunque non vivere nella meschinità ,ma nella magnanimità. Sei fatto ad immagine di Dio, partecipe dunque della vita stessa di Dio. È questo, dunque, quanto la parola di Dio oggi ci suggerisce, come per risvegliarci da una certa rassegnazione che diventa torpore inerzia è questo, la parola che il Signore ci rivolge, per guardarci con uno sguardo che ci insegna a guardarci in un modo diverso da come noi guardiamo noi stessi quando diciamo “eh insomma, sono impresentabile” dove ha abbondato il peccato, la Grazia è di più, è sovrabbondata. Vivete, dunque, nella sovrabbondanza della Grazia.
Foto servizio Luigi Accomazzo