CASALE (a.b.) – «Chi inquina deve pagare!». È la risposta unanime dell’intero Consiglio Comunale cittadino alla sentenza con cui il 19 novembre la Corte di Cassazione ha assolto definitivamente per prescrizione Stephan Schmidheiny dal reato di disastro ambientale.
Riunitosi ieri sera, il Parlamentino casalese ha discusso – e approvato all’unanimità (nella foto a destra il momento della votazione) – un documento condiviso che detta gli indirizzi per il proseguimento della lotta all’amianto «non solo per la Città di Casale ma per tutto il Monferrato», come ha detto in apertura di seduta il Presidente Davide Sandalo. «Un documento – ha proseguito – che ha un respiro duraturo nel tempo» e che dimostra ancora una volta che «Casale è una città viva, forte, che vuole ancora reagire».
Al Sindaco Palazzetti (nella foto a sinistra durante il suo intervento) è toccato il compito di riepilogare ciò che è avvenuto in questa settimana, dalla lettura della sentenza da parte del presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione Arturo Cortese agli incontri avuti martedì a Roma con le massime autorità dello Stato. Innanzitutto la solidarietà e la vicinanza espressa da tutto il mondo e condensata nei messaggi di Andrea Ballarè (Anci Piemonte), di Ignazio Marino (sindaco di Roma), di Mons. Catella (Vescovo di Casale), di Andrea Garbero (studente del Liceo delle Scienze Umane) e delle delegazioni estere presenti in città nei giorni scorsi.
Poi l’elenco di ciò che la delegazione casalese ha chiesto negli incontri romani: fondi per la bonifica (circa 60 milioni di euro in un piano pluriennale) svincolati dal patto di stabilità, la costituzione di un pool di magistrati che si occupi di disastri ambientali, l’estensione del Fondo Nazionale Vittime Amianto anche ai cittadini e non solo per gli ex lavoratori, il mantenimento del presidio ospedaliero, la restituzione del Tribunale di Casale, i fondi per la ricerca…
Tutti temi presenti nel documento approvato a fine serata, alla cui stesura hanno collaborato tutti i gruppi consigliari.
Ben 17 gli interventi dei consiglieri comunali (nell’ordine Servato, Calvi, Grimaldi, Capra, Di Cosmo, Riboldi, Lavagno, Iurato, Demezzi, Schipani, Castellino, Ardizzone, Sorisio, Ferrigno, Prato, De Luca, Bargero) attraverso i quali è stato ribadito che «come casalesi ci sentiamo beffati ed offesi, ma non umiliati» e che «in questo momento non sono ammessi distinguo ma anzi dobbiamo essere uniti, costruttivi, propositivi». La sentenza della Cassazione «dimostra il fallimento del sistema giudiziario nazionale» per il quale «ci auguriamo possa esserci presto la riforma».
Da più parti è stata sottolineata la necessità di organizzare la ricerca sul mesotelioma e, su un altro versante, l’importanza di fa comprendere come Casale – città simbolo nella lotta all’amianto a livello mondiale – sia oggi una città bonificata nella quale un bambino appena nato non ha maggiori probabilità di ammalarsi del “mal d’amianto” rispetto al resto del Paese, anzi.
Il testo del documento verrà ora inviato alle massime autorità nazionali, anche se in una lettera fatta recapitare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la Palazzetti ne ha già illustrato i punti fondamentali.
In sostegno alla battaglia condotta da Casale Monferrato si schiereranno anche i sindaci d’Italia a cui sarà inviato il documento, sottoscritto a Roma da Titti Palazzetti e da Ignazio Marino, nel quale si chiede «al Parlamento di promuovere ogni iniziativa legislativa diretta a promuovere la tutela delle persone di fronte alle condotte che generano danni ambientali».
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