Perché esiste un settimanale diocesano? E perché deve continuare ad esistere? Nonostante difficoltà di ogni genere…
Per due ordini di motivi: innanzitutto perché è una “voce libera e indipendente” che – insieme ad altre – narra la vita del nostro territorio, ne approfondisce i problemi, denuncia le carenze e inquieta le coscienze di chi ha responsabilità, richiama la memoria, diventa memoria storica… Sotto questo profilo “laico” un giornale locale ha una insostituibile funzione in ordine alla vita democratica di un territorio.
E dal punto di vista ecclesiale uno strumento di comunicazione è essenziale per far pervenire a tutti una proposta cristiana che è quanto dire una proposta pienamente e intensamente umana. Il giornale diventa una sorta di “pulpito di carta” che con linguaggio adatto all’uomo di oggi “comunica” e “trasmette” un messaggio.
Proprio per questi motivi è importante sostenere la stampa locale: purtroppo la situazione di crisi economica in cui viviamo rende difficile la vita a questi strumenti di comunicazione e alla “grande politica” non interessano molto dei giornali liberi e indipendenti che presentano le problematiche vere e quotidiane del territorio; problematiche “lontane” a cui non vale la pena prestare ascolto e prendersene cura.
Eppure, credo, che bisogna continuare ad “alzare la voce” e che potrebbe essere importante “fare rete” e tutelare queste istanze. Come comunità cristiana dobbiamo impegnarci ancora di più in questo sostegno.
La mattinata di sabato 18 ottobre nella quale molti amministratori locali e moltissimi collaboratori del nostro giornale si sono ritrovati per confrontarsi, riflettere, festeggiare ha mostrato quanta ricchezza e quante potenzialità esistano: occorre coordinare e collaborare…
Coloro che sono stati premiati per i lunghi anni di generoso e geniale impegno di collaboratore al nostro giornale sono testimoni viventi di una “sana testardaggine”: contro ogni difficoltà e uscendo da quell’individualismo che sovente ci imprigiona hanno perseverato nel servizio della comunicazione.
Il nostro direttore, can. mons. Paolo Busto, ha celebrato 35 anni di servizio giornalistico e 32 anni di direzione de “La Vita Casalese”.
Lo abbiamo ringraziato con affetto e con stima e desidero rinnovare la mia stima e la mia gratitudine pubblicamente attraverso il giornale. Carissimo don Paolo, per noi scrivere sul giornale, dirigere il settimanale diocesano non è un “mestiere” (pure affascinante), per noi è un “ministero”, un “servizio pastorale”, dato che in realtà si tratta di “formare informando”; è questa la sfida quotidiana del giornalista e del prete. Ti dico grazie per questo puntuale ministero, mi auguro che tu abbia a continuarlo con la perseveranza e la tenacia di sempre.
E ad multos annos, caro don Paolo.
+ Alceste Catella, vescovo
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