In occasione del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione presbiterale del nostro Vescovo Alceste, desidero offrire alcune rapidi pennellate per un ritratto di Mons. Catella; un ritratto irrimediabilmente incompiuto anche perché l’altro è l’altro e ben può dire di sé “Secretum meum mihi” e cioè “Il mio segreto è per me” (Isaia 24, 16). Ad ogni modo, ecco tre aspetti della personalità di Mons. Catella che mi hanno particolarmente colpito in questi anni che hanno visto l’intensificarsi della mia collaborazione con lui.
Il rigore morale.
Questo rigore – mai disgiunto da una sana ironia/autoironia e da uno sguardo benevolente che è la cartina al tornasole di uno sguardo che voglia essere autenticamente cristiano perché è lo sguardo che Dio coltiva nei confronti di ciascuno di noi – ha nel nostro Vescovo molteplici declinazioni: la fedeltà alla parola data; l’insofferenza per la doppiezza; l’allergia ai luoghi comuni, al pressapochismo, alla teatralità ed alle fanfaronate dei pavoni/tromboni di turno; il trattare un argomento solo dopo averlo adeguatamente studiato; il bene fatto a riflettori spenti; la riservatezza; il personale distacco dal denaro; l’impegno ad amministrare con la ‘diligenza del buon padre di famiglia’ i beni della diocesi; il senso del dovere che lo porta ad essere presente agli eventi organizzati a livello diocesano ed extradiocesano anche quando il corpo lancia inequivoci segnali di stanchezza. Confesso che sempre mi stupisco dello stupore del nostro Vescovo – stupore che solitamente esprime allargando le braccia e scuotendo la testa – quando viene a sapere di comportamenti che lui non terrebbe mai: è proprio vero che “Ciascun dal proprio core l’altrui misura” (Metastasio). Mi pare di capire che sua meta sia: una fede robusta, senza fronzoli; una santità che veste i panni della ferialità.
La curiosità.
E non pensate subito al ‘gossip’, per favore! Curiosità nel senso etimologico del termine e cioè di amore per la conoscenza che scaturisce dall’amore per l’uomo. Se al nostro Vescovo si regala un libro, ancorché non si preannunci foriero di cose particolarmente interessanti, si può essere certi che lo percorrerà con acribìa.
Legge con attenzione i quotidiani, segue con il piglio del professore – quale è stato per tanti anni – le riviste scientifiche di taglio teologico e non solo. Naviga in internet per scorrere la rassegna stampa che ogni giorno gli viene trasmessa dal servizio C.E.I. denominato “L’Edicola”, per aggiornarsi con gli articoli pubblicati sul sito “Il Sismografo” e per essere informato, attraverso i relativi siti, su ciò che ‘bolle nella pentola’ delle altre diocesi. Pensando alla curiosità del nostro Vescovo penso – per non citare il solito verso dantesco “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” – alle parole fatte proprie da Steve Jobs, confondatore di “Apple”, che suonano così “Stay hungry. Stay foolish”: “Stay hungry” e cioè “Restate affamati” ovverossia “Non pensate di avere imparato tutto quello che c’è da imparare, ma siate pronti a mettervi in gioco per imparare ancora”; “Stay foolish” e cioè “Restate folli” ovverossia “Non lasciatevi condizionare, non lasciate che il rumore delle opinioni altrui copra la voce che avete dentro, abbiate il coraggio di andare controcorrente”.
Ma penso anche alle parole di Qoèlet 1,18: “Molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il dolore”.
La passione per la politica.
Il nostro Vescovo dice sempre – soprattutto quando incontra le scolaresche – che se non fosse diventato prete avrebbe ben volentieri accettato di svolgere il servizio di sindaco. Profondo conoscitore del movimento cattolico italiano (il contesto famigliare e sociale in cui è nato e cresciuto lo hanno in questo indubbiamente aiutato), assiste con sofferenza al crescente disinteresse per la politica – intesa come passione per la ‘polis’, per la comunità e che il B. Paolo VI definì “la più alta forma di carità” – soprattutto da parte delle nuove generazioni. Il “Laboratorio per collaboratori pastorali” – ultima sua creatura – dice il desiderio di fedeli laici in ascolto di Dio e dell’uomo, dice il desiderio di una Chiesa che conosce, ama, serve l’uomo che è via a Dio.
Caro Vescovo Alceste, si avvicina a rapidi passi il tempo del commiato: grazie per ciò che ha fatto e continuerà a fare per la diocesi di Casale Monferrato, grazie per l’intelligenza ed il cuore che ha messo e continuerà a mettere in questo fare, grazie per il Suo esempio di persona veramente ‘per bene’. Ora però festeggiamo il Suo cinquantesimo di ordinazione presbiterale ed allora con tanto affetto: buon anniversario!!!
Don Giampio Devasini
Vicario Generale