Saper vedere la mano di Dio nelle nostre vicende, sentire che il soffio dello Spirito guida le nostre scelte, avere nel cuore la presenza salvifica del Signore Gesù, sentirsi sempre in cammino e mai soli, con la pace nel cuore, in gioiosa semplicità esprimendo l’amore di Dio e dei fratelli, in una vita operosa nell’intimo ma sobria nell’esterno: questa è la fede, questo l’essenziale, proprio anche nelle grandi e solenni celebrazioni liturgiche.
Sabato scorso la solenne liturgia dell’ordinazione del Vescovo Giampio ha sottolineato tutte queste cose con il ricco linguaggio dei segni, dei gesti e dei simboli che ci rendono manifesta la gioia della Chiesa, locale e universale, per la continuità nel tempo e nello spazio della successione apostolica.
E don Giampio se è stato scelto dal Papa come Vescovo, lo è stato proprio per queste cose.
Sì, sono importanti: e ci sono, la cultura, la capacità di governo, la disponibilità… ma prima di tutto il senso di figlio della Chiesa capace di essere padre di fratelli e sorelle, di sacerdote secondo il cuore di Dio. Non la carriera di un alto funzionario ecclesiastico, ma la passione per la missione di annunciare il vangelo, come diceva san Francesco, con la vita e se necessario anche con le parole.
Bene lo ha ricordato il Vescovo Alceste che in questa nomina ha avuto un ruolo importante: Giampio, da sacerdote, da parroco, da Vicario Generale, non ha mai avuto bisogno di andare in ferie, perché era sempre nel posto giusto, al servizio della Chiesa.
Suggestiva celebrazione
La celebrazione di sabato scorso è stata certamente memorabile per i tantissimi Vescovi presenti, per la ottima preparazione logistica, per la attenta guida del cerimoniere don Andrea Tancini, per la realizzazione del collegamento televisivo di Teleradio Pace di Chiavari che ha diffuso la ripresa con le sue postazioni mobili e fisse.
La corale della Cattedrale, l’organista ed la tromba, il servizio di alpini e della Protezione civile hanno collaborato con impegno e precisione mentre il factotum Sabino ha come sempre dato un apporto determinante e discreto.
All’ingresso, con la piccola processione da via Liutprando, don Giampio ha preso posto davanti al presbiterio, con a fianco (come prescrive il rituale) due sacerdoti, don Francesco Garis che è con lui da quattro anni in Parrocchia e don Giorgio Bertola, amico fin dagli anni del Seminario.
Avanza la processione, con i vescovi Gianni, Alceste e Alberto (di Chiavari) consacranti principali e poi i 20 vescovi di Piemonte e Liguria. Tra essi il decano, il nostro card. Severino Poletto, che ha 88 anni e che proprio a Casale fu consacrato vescovo nel 1980.
Una buona rappresentanza di sacerdoti di Chiavari e quasi tutti i nostri casalesi, i primi nella zona a sinistra del presbiterio, i casalesi nella parte a destra, lato cappella di Sant’Evasio. I canonici, invece, erano sotto l’organo.
Momento centrale è stata l’ordinazione, in silenzio, mentre i vescovi uno dopo l’altro imponevano le mani sul capo del nuovo vescovo.
E poi i momenti suggestivi: l’anello messo al dito (dono del vescovo Gianni sul modello di quello che Papa Paolo VI donò al vescovi al Concilio) la consegna del pastorale (era quello di mons. Germano Zaccheo, che diede a Giampio il presbiterato) e la croce pettorale, che il novello Vescovo volle semplicissima, utilizzando l’oro delle memorie di famiglia.
Appassionata e coinvolgente, l’omelia del Vescovo Gianni, che pubblichiamo integralmente (ma i titolini sono redazionali).
Al termine, il commosso ringraziamento di mons. Giampio e la foto di gruppo degli Eccellentissimi.
Il termine è stato alle 12,20 ma il tempo è passato veloce.
Adesso è proprio vicino il tempo dell’addio alla nostra terra e l’inizio della guida alla Chiesa di Chiavari.
p.b.