CASALE – «C’era uno che lavora con noi, lo chiamavamo il Palombaro, perché si vestiva dalla testa ai piedi con delle buste e dei sacchi di nylon. Cominciava dalle gambe e poi tutto preciso fino alla testa. Si metteva pure una mascherina che teneva tutto il giorno senza togliersela mai. E noi lo prendevamo in giro, facevamo finta di non capire cosa diceva… Sai com’è in fabbrica, è un po’ come a scuola… Aveva ragione lui». E’ sicuramente questa una delle scene più forti di “Un posto sicuro”, il film prodotto da Indiana Production, La piccola Società e Rai Cinema, in collaborazione con Sky Cinema Hd ed il sostegno di Film Commission Piemonte, di Francesco Ghiaccio (al debutto sul grande schermo), con Marco D’Amore, Giorgio Colangeli e Matilde Gioli. Un’intensa storia d’amore tra Luca (interpretato magistralmente da Marco D’Amore), ed il padre Eduardo (un eccezionale Giorgio Colangeli), che si ritrovano dopo anni di incomprensioni e silenzi, riavvicinati dalla tragica notizia della malattia. E a Casale Monferrato la «malattia» è una sola: il mesotelioma pleurico. Un’ora e quaranta ricchi di sentimenti intensi, girati per le vie della nostra Città, che appare ancora più bella sulla pellicola cinematografica. Sullo sfondo, la tragedia dell’amianto, ma soprattutto la lotta contro l’Eternit, il maxi processo, l’illusione della doppia condanna. La reazione dei casalesi: «a schiena dritta» anche di fronte la delusione e la tragedia di migliaia di vittime. Ma soprattutto è apparsa una città che non si piange addosso, che combatte e guarda avanti, anche attraverso il racconto di questa catastrofe. Perché Casale, oggi la città più bonificata d’Europa, possa diventare un giorno completamente libera dall’amianto: un posto sicuro.
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