Egitto e Casale Monferrato sono le facce della stessa medaglia quando c’è di mezzo la nostra egittologa Sabina Malgora, anche se in questo caso è coinvolto il Museo Civico di Erba. Sabato scorso, 11 novembre, si è svolto un evento per raccontare le scoperte fatte dal team del Mummy Project, diretto dalla nostra ricercatrice, sui tre frammenti di mummia della collezione egizia. Nel pomeriggio si sono tenuti con grande successo anche due laboratori didattici creativi che hanno visto la presenza di oltre 50 partecipanti, dai 5 agli 11 anni, esaurendo tutti i posti. Sabina Malgora assistita da Marta Rondano, responsabile del ChildrenLab del Mummy Project, e Valentino Virano ha spiegato come gli Egizi fossero abili marinai e abili costruttori di barche fin dalla preistoria, navigando sul Nilo e sul mare.
Grande sorpresa e sguardi increduli alla vista della barca solare del faraone Cheope, lunga 45 m, scoperta sepolta in una grande fossa, ricostruita ed esposta in un museo a fianco della piramide. Ma anche grande entusiasmo per i modellini di imbarcazioni di ogni tipo conservate nei corredi funerari. Poi è stato il momento di realizzare ognuno la propria barca e di dotarla di marinai, viaggiatori, animali e merci conservate in anfore: grande divertimento e soddisfazione nell’equipaggiare ognuno la propria barca!
Dalle 17 in poi, si sono aperte le porte anche al pubblico adulto, che è intervenuto numeroso per scoprire i risultati delle ricerche sulle mummie, al centro di un progetto culturale di valorizzazione, che si intitola “L’Egitto ad Erba. Le mummie del Museo Civico raccontano”. Il progetto si è realizzato grazie alla preziosa collaborazione del Rotary Club Erba Laghi e il sostegno della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca.
Dopo il saluto delle autorità e della direttrice del Museo, Clelia Orsenigo, Robert Loynes, medico chirurgo, egittologo, professore a Manchester e membro del Mummy Project ha tenuto una conferenza sulla mummificazione e sulle tecniche di indagine usate per indagarle, con la traduzione simultanea di Sabina Malgora.
La ricercatrice è poi intervenuta e ha raccontato tutti i momenti della ricerca iniziato nell’ottobre del 2021, che ha visto la direttrice del museo Clelia Orsenigo e i ricercatori del Mummy Project dedicarsi ad una serie di esami sofisticati, quali Tac con la quale si è fatta una sorta di autopsia virtuale, analisi chimiche e fisiche, antropologiche, entomologiche, proteomiche, genetiche, con prelievi fatti con endoscopia laparoscopica e certamente egittologiche, seguendo il protocollo stilato dal Mummy Project e basato su un’esperienza quindicennale. Grazie agli studi che ne sono seguiti, la ricercatrice ha potuto raccontare le scoperte che hanno permesso di raccontare la storia degli individui a cui i frammenti sono appartenuti. La testa appartiene ad un individuo maschile, di oltre 50 anni, che ha sofferto di mal di denti durante la sua vita, considerato che è quasi edentulo e nei denti rimasti vi sono molte carie.
La mano sinistra appartiene ad un individuo giovane, che non ha terminato la crescita, giudicando dall’ossificazione delle ossa, di circa 16 anni. Il piede sinistro appartiene ad un individuo maschile, giovane, inferiore ai 14 anni, con problemi nella crescita, forse per cattiva alimentazione o forse per malattia. Sono state rilevate alcune sostanze naturali usate durante la mummificazione, tra cui olio di lino, resine della famiglia delle Pistacee, mastice e bitume. Le bende usate sono di lino sottile e pregiato. Non presentano attacchi d insetti, il che significa che l’imbalsamazione è stata fatta bene. Ciò significa che il processo effettuato su questi frammenti è di alta qualità e tradisce l’appartenenza ad una classe sociale elevata.
Le analisi del Dna non hanno invece prodotto risultati, perché il materiale è risultato troppo degradato, cosa piuttosto frequente nelle mummie, per via dei trattamenti subiti in antico e in tempi recenti. Molto soddisfacenti sono state le analisi del C14, che hanno permesso di datare i reperti. Benchè non appartengano ad uno stesso individuo, sono invece compatibili cronologicamente. Si datano tra il 390 a.C. ed il 208 a.C., periodo che corrisponde alla XXX dinastia, la II dominazione persiana, l’arrivo di Alessandro Magno in Egitto nel 332, la prima fase del Periodo Tolemaico, sotto i regni da Tolomeo I al V. Questi i risultati fino ad oggi! Ma non finisce qui! Il Prof. Alessio Soggiu, Professore associato, Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università di Milano, membro del Mummy Project, ha infatti illustrato il prossimo passo della ricerca, ossia le analisi genetiche dei batteri presenti nelle mummie, una ricerca all’avanguardia sulle mummie, ad oggi applicata dal Mummy Project solo sulla mummia conservata al Museo Archeologico di Bergamo. Il Museo di Erba si pone quindi tra i primi musei ad affrontare questi studi! La serata si è conclusa con il brindisi dell’azienda Ermenegildo Leporati di Casale Monferrato.
In foto Sabina Malgora, egittologa, direttore Mummy Project e Alessio Soggiu, Professore associato, Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università di Milano, membro del Mummy Project