“Anche se mi ritiro in preghiera, sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che voi siete vicini a me. Anche se per il mondo rimango nascosto”. Sono le parole indirizzate da Benedetto XVI ai sacerdoti, nell’ultimo incontro con il clero romano. Il 28 febbraio, alle ore 17, il Santo Padre partirà alla volta della residenza di Castel Gandolfo, dopo aver salutato i cardinali nella Sala Clementina. Sarà accompagnato dal suo segretario particolare, nonché prefetto della Casa pontificia. A pochi giorni dalla notizia della rinuncia al pontificato, Raffaele Iaria, per il Sir, ha intervistato lo storico e giornalista Marco Roncalli, pronipote di Giovanni XXIII e autore tra gli altri di biografie dedicate a Papa Angelo Giuseppe Roncalli e Albino Luciani. Per Roncalli, quello che sta vivendo “non è proprio un bel momento”.
La rinuncia di un Papa è un evento unico…
“Faccio tanta fatica ad accettare questo fatto. E sono ancora confuso, diciamolo pure. Per carità, immagino che per Benedetto XVI sia stata una decisione gravissima, difficilissima, assunta in solitudine, davanti a Dio e alla propria coscienza. Certo quello che appare è l’esito di una grande libertà interiore. Quella dell’uomo Joseph Ratzinger e della sua visione teologica. E poi rappresenta ancora una grandissima lezione, la testimonianza di un immenso coraggio, forse anche un atto di magistero, con l’invito a convertirsi del tutto, e persino un gesto di governo. Le uniche parole che mi sento di dire sono quelle di un profondo rispetto, non negando di essermi sentito profondamente turbato e addolorato”.
Voci di dimissioni sono corse anche durante i pontificati di alcuni predecessori di Papa Ratzinger…
“Sulle ipotesi di dimissioni di papa Giovanni Paolo II, legate alle sue gravi condizioni di salute, si sono scritti, soprattutto dopo il 2000, fiumi d’inchiostro: ma mi pare che anche l’attuale arcivescovo di Cracovia, suo segretario personale, abbia riassunto più volte in queste ore come sono andate le cose per Giovanni Paolo II. E il suo modo di vivere la sofferenza. Anche Paolo VI considerò seriamente l’ipotesi delle dimissioni, pur alla fine non rassegnandole”.
E Giovanni XXIII, al quale lei ha dedicato un’importante biografia?
“Il Papa bergamasco, negli ultimi mesi del pontificato, sempre più cosciente delle sue condizioni di salute e del peso imposto dai lavori del Concilio, fu tentato dall’idea di dare le dimissioni dal servizio petrino. Accadde durante la Quaresima del 1963, esattamente cinquant’anni fa. Ne scrissi nella biografia che pubblicai anni addietro, ora riedita da Lindau con lo stesso titolo della prima edizione ‘Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli’. Nel volume presentai una memoria inedita dell’ex segretario del pontefice, monsignor Loris Francesco Capovilla, che oggi a 98 anni vive a Sotto il Monte. Giovanni XXIII ne parlò col suo confessore che glielo sconsigliò”.
Quali motivazioni possono spingere alla rinuncia comunicata da Benedetto XVI?
“Non lo so. È ciò che ha fatto. Sono sicuro che ha tenuto una sola priorità: il bene della Chiesa, una Chiesa che a Pasqua avrà un nuovo Papa, dopo un Conclave inedito. Se il bene della Chiesa è vissuto come una priorità assoluta, allora si può leggere tutto come gesto di grandissima responsabilità pastorale. E anche come estremo gesto di obbedienza a un dovere più grande. Il gesto più nuovo immaginabile, che arriva da un Papa indicato come uomo della Tradizione”.
Quale Chiesa potrà uscire del Conclave?
“Non lo so. Si potrebbero intravedere nuovi approcci alle sfide legate all’evangelizzazione nell’era del glocal più che della globalizzazione. Ma per carità, non mi piace il toto Papa”.
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