CASALE – Una folla commossa, con tantissimi soci del Cai, hanno preso parte martedì mattina a Porta Milano al funerale di Marco Corino, 43 anni, l’artigiano decoratore casalese che ha perso la vita nel rogo che ha distrutto il rifugio “Città di Casale Monferrato” a quota 1700 metri nella notte fra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, in Val d’Ayas. Da un paio di anni abitava con la moglie Franca Cotti, insegnante al nido di Oltreponte, in via Roma ad Ozzano, ma era nato e cresciuto nel quartiere di Porta Milano. Per decenni aveva vissuto in via Comello con la famiglia, il papà Roberto, stimato decoratore casalese, mancato diversi anni fa, e la mamma Graziella Rubinato, scomparsa una decina di anni fa, e la sorella maggiore Simona. E grande sconforto nel mondo del Cai casalese: “Eravamo insieme al rifugio per effettuare alcuni lavori di ripristino – dice l’ex presidente del Cai Casale Antonio Bobba – poi noi siamo rientrati e lui è rimasto ancora una notte, doveva mettere a posto tre porte e poi sarebbe venuto a casa”. Marco Corino, 43 anni, era nato il 12 gennaio del 1970, quel rifugio lo aveva frequentato fin da bambino in compagnia del papà da cui aveva ereditato la grande passione per la montagna e poi per il lavoro da decoratore. Si era diplomato perito agrario all’Istituto San Martino di Rosignano nel 1989, poi aveva intrapreso il lavoro del padre con laboratorio ad Ozzano dove si era trasferito con la moglie Franca. Si erano sposati nel settembre del 2011 ad Antognod con funzione celebrata dal sindaco di Ayas, alla presenza degli amici del Cai che gli avevano dedicato questo pensiero: “Franca e Marco hanno raggiunto la loro cima unendosi in matrimonio”. “Era una persona solare, un gran chiacchierone, di grande compagnia, la montagna era la sua vita, in gioventù aveva preso parte a numerose competizioni di sci da fondo, poi numerosissime escursioni e negli ultimi anni praticava sci-alpinismo” è il ricordo degli amici del Cai. Intanto in settimana è stato fissato un incontro da parte dei responsabili del Cai di Casale con l’amministrazione del comune valdostano dove si trovava il rifugio per valutare tutte le ipotesi percorribili sul futuro della struttura.
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