CREA – Da sabato la cappella che raffigura il Martirio di Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, ed è la “porta” per il percorso devozionale mariano, ideato alla fine del sedicesimo secolo da padre Costantino Massino, è nuovamente fruibile alla vista dei visitatori. Nell’ormai lontano 1977 la cappella, le statue e gli interni erano stati oggetto di un atto vandalico, tanto grave, quanto stupido. Da allora è iniziata una lunga strada che ha portato, nell’arco di oltre quattro decadi, al recupero della cappella e dei suoi tesori artistici, con alcune interruzioni dei lavori non prevista, una delle quali, negli anni Ottanta per lo sprofondamento del pavimento, dovuto ad infiltrazioni. L’ultima tratta, realizzata anche con il contributo della Fondazione Crt ha riguardato gli esterni e le coperture, così una volta terminata e tolti i ponteggi, è stata inaugurata e benedetta alla presenza del Vescovo di Casale, monsignor Gianni Sacchi. Prima, però, nella sede del Parco vi è stata la presentazione ufficiale dell’obiettivo raggiunto. A fare gli onori di casa Renata Lodari, presidente dell’Ente di gestione dei Sacri Monti del Piemonte che ha evidenziato la necessità di fare conoscere il grande patrimonio di cui sono portatori e ha evidenziato l’importanza di Crea, ricordando poi il legame che la Cappella, intitolata al suo primo vescovo, ha con la città di Vercelli. Tra l’altro sulle pareti è affrescata l’Abbazia di Sant’Andrea. Monsignor Francesco Mancinelli, vice presidente dell’Ente e rettore del Santuario, dopo aver ricordato il grido d’allarme e l’opera di padre Antonio Brunetti e della professoressa Anna Maria Ariotti, ha sottolineato la sinergia nel recupero che ha visto insieme l’Ente Santurio e la Diocesi, l’Ente di Gestione dei Sacri Monti, la Regione, la Sovrintendenza e le associazioni che operano sul territorio. “Crea deve riacquisire un’immagine identitaria, deve essere un luogo identitario – ha detto – la casa comune di tutti i monferrini”. Il direttore dell’Ente di gestione, Elena De Filippis, invece, ha ripercorso il lungo cammino che ha portato al recupero della cappella, ricordando tutti coloro che vi hanno posto la loro opera, con il denominatore comune, oggi come allora, dello studio Nicola. Nel dettaglio del recupero si è poi soffermata Monica Fantone, architetto della Soprintendenza, mentre Massimo Bianchi della Fondazione Crt ha ricordato che “arte, storia, radici cristiane, sono parte della nostra cultura e meritano la nostra attenzione”. Monsignor Sacchi, dal canto suo ha sottolineato l’importanza della restituzione al Santuario della prima della cappelle, la “chiave di accesso”, la “porta” per entrare al Sacro Monte. “Quando sono nati i Sacri Monti – ha detto il Vescovo – allora come oggi c’era bisogno di immagini, all’epoca per i poveri, per gli analfabeti, che facevano un percorso di fede attraverso le cappelle, erano la Bibbia dei poveri”. Monsignor Sacchi ha poi evidenziato l’importanza del recupero non solo artistico, ma anche spirituale: “Non voglio che il Santuario sia un Museo, ma sia un punto che fa luce su tutti gli altri, del resto, questa è la vetta del Monferrato, che faccia luce su tutti quelli che cercano la luce”.
Alla cerimonia erano presenti il vice sindaco di Casale, Angelo Di Cosmo, i sindaci di Serralunga di Crea, Giancarlo Berto, Ponzano Monferrato, Paolo Lavangno, con l’assessore Pierfelice Penazzi, il sindaco di Cerrina, Angelo Visca, il consigliere delegato al turismo dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti, i rappresentanti dell’associazione Ricreare Crea.