Gli effetti si stanno facendo sentire con una decisa inversione di tendenza. A meno di un mese dall’entrata in vigore dell’etichetta d’origine Made in Italy su salami, mortadella e prosciutti le quotazioni dei maiali registrano un balzo del 10% per effetto di un aumento settimanale costante in tutte le sedute delle Commissioni uniche nazionali (Cun).
E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti in riferimento agli effetti dell’obbligo scattato il 31 gennaio 2021 che ha impresso una decisa inversione tendenza alle quotazioni che erano crollate ai minimi per i suini pesanti tra i 160 ed i 176 chili.
Il comparto suinicolo in provincia di Alessandria conta 400 stalle, con oltre 35.000 capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale.
“L’etichetta, fortemente voluta dalla Coldiretti, obbliga ad indicare la provenienza della carne nei salumi e consente di smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana” – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –. Un momento di svolta per i produttori per effetto delle aspettative generate per la domanda di prodotti Made in Italy sugli scaffali, favorita anche spirito patriottico negli acquisti impresso dall’emergenza Covid”.
L’82% dei consumatori, infatti, con la crisi generata dalla pandemia vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio: alla luce di questi risultati è necessario intensificare i controlli sugli scaffali di negozi e supermercati per garantire l’effettivo rispetto dell’obbligo di indicazione di origine su tutti i prodotti a base di carne di maiale per tutelare chi acquista, gli allevatori e le stesse aziende di trasformazione.
“Un provvedimento a sostegno di un settore messo fortemente in crisi dalla pandemia e dalla concorrenza sleale, vittima di speculazioni con abbassamenti immotivati dei prezzi nonostante la richiesta di carne suina sia sempre stata alta – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. E’ importante ricordare che tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta: un’invasione di cosce provenienti dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano sul territorio nazionale per ottenere prosciutti da spacciare come vero tricolore. Investire sul Made in Italy diventa importante anche alla luce dell’analisi del Centro Studi Divulga sulle prospettive agricole mondiali al 2029 per le quali si stima che la carne suina sarà uno dei driver principali dell’aumento della domanda internazionale di carne”.
Il decreto sui salumi prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. E’ consentito lo smaltimento delle scorte fino ad esaurimento. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. Per scegliere salumi ottenuti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia basterà cercate la presenza esclusiva della scritta Origine Italia o la dicitura “100% italiano”.