CASALE – Le indagini dei Carabinieri inchiodano nuovamente Kabashi Lulzim alle sue responsabilità: è lui il malvivente armato di coltello, autore della rapina commessa il 22 novembre scorso ai danni della tabaccheria di via Bertana, a Casale Monferrato. Sul coltellaccio da cucina sequestrato dai Carabinieri c’era il suo dna. La sera del 22 novembre scorso, erano da poco passate le 20,30 allorquando un uomo, armato di un grosso coltello e con il volto coperto da un passamontagna, faceva irruzione nella tabaccheria “Bar Jolly” di via Bertana, a Casale Monferrato. All’interno, E.B., 53 anni, madre del titolare, si accingeva a chiudere ma proprio mentre si avvicinava alla porta veniva ricacciata indietro dall’uomo. “Dammi i soldi o dammi il portafoglio”, era stato l’ordine perentorio e minaccioso dell’uomo, che brandiva in mano un grosso coltello da cucina. Le immagini riprese dalle sistema di videoripresa interna all’esercizio mostrano tutta la drammaticità e la concitazione di quei momenti. La donna reagisce d’istinto, quasi lanciandogli addosso il portafogli, dal quale cadono anche delle banconote che il rapinatore poi raccoglie, circa 600 euro, prima di allontanarsi uscendo dalla stessa porta da cui era entrato. L’allarme scatta tempestivo e sul posto giungono, in breve, sia un equipaggio dell’Aliquota Radiomobile che personale dell’Aliquota Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Casale, ma il malvivente ha fatto già perdere le proprie tracce. I militari acquisiscono immediatamente tutti gli elementi del caso – immagini delle telecamere, testimonianze – e perlustrano accuratamente le vie adiacenti. In viale San Martino, poco distante il luogo della rapina, nascosto tra il fogliame accumulatosi dietro ad un cassonetto della spazzatura, rinvengono il grosso coltello da cucina utilizzato per la rapina. E’ lungo complessivamente ben 32 centimetri, con una lama di 20. Passano meno di due giorni e la mattina del 24 novembre, alle 90, un soggetto vestito di scuro, armato di un grosso coltello e con il volto completamente travisato da un passamontagna di colore nero, irrompe all’interno del bar albergo “Botte D’Oro” di via Paleologi 19, a Casale. Senza proferir parola, il malvivente si reca direttamente dietro il bancone del bar e dopo aver rovistato in alcuni cassetti, si avvicina alla cassa, dove si trova anche il titolare dell’esercizio che, spaventato, non oppone alcuna resistenza. Il rapinatore è agitato, si impossessa del cassetto delle banconote e fugge, senza accorgersi che il cassetto è completamente vuoto, allontanandosi a bordo di un’auto di colore grigio. Sul posto intervengono ancora i Carabinieri che procedono ad acquisire tutti i filmati e ad effettuare i rilievi tecnici del caso, raccogliendo anche le testimonianze della vittima e di coloro che avevano assistito all’evento. Dopo soli 40 minuti, il rapinatore armato di coltello e con il volto coperto da passamontagna colpisce ancora. Questa volta irrompe all’interno della “Tabaccheria Milano” sita nell’omonima via di Casale. E’ sempre più agitato e ancora una volta va direttamente dietro al banco, verso la cassa. Lì si trova J.R., la commessa 32enne alla quale l’uomo punta il coltello all’addome e intima “Dammi tutti i soldi”. Il rapinatore non risparmia neppure l’avventore presente al momento, al quale tenta di strappare il marsupio, ma questa volta gli va male, l’uomo reagisce, afferrando un portaombrelli e scagliandolo addosso al malvivente, che rimane ferito riuscendo tuttavia a fuggire. Sul posto giungevano immediatamente diverse pattuglie di militari della Compagnia Carabinieri di Casale Monferrato, che, a conclusione di frenetiche indagini, sulla scorta delle immagini dei filmati e delle testimonianze acquisiti, riuscivano in breve a risalire all’autovettura utilizzata per la fuga dal malvivente. L’auto, che non risultava rubata, era di proprietà di una donna, ma in uso al di lei figlio, soggetto già noto alle Forze dell’Ordine. Scattava così un’imponente caccia all’uomo che, in breve, consentiva agli investigatori di rintracciare, nel cortile di un condominio di via Bagna, l’auto usata dal rapinatore. Immediati accertamenti consentivano di individuare quella che poteva essere l’abitazione in cui questi si era rifugiato e la successiva irruzione consentiva ai militari di bloccare al suo interno un uomo. Questi, successivamente identificato come Lulzim Kabashi, nato a Durazzo (Albania) il 25 aprile 1973, in Italia senza fissa dimora, irregolare nel territorio nazionale, pluripregiudicato alla vista dei Carabinieri alzava immediatamente le mani in segno di resa, ammettendo subito di essere lui l’autore delle rapine appena commesse. Nel frattempo gli operanti avevano già rinvenuto, sul pavimento del bagno, gli indumenti che Kabashi si era appena sfilato (pantaloni e giaccone blu), indossati dal rapinatore in entrambi gli episodi di quella mattina. In seguito, lo stesso Kabashi, nel frattempo fatto accompagnare al pronto soccorso per essere medicato a causa della ferita alla fronte procuratasi in occasione della seconda tentata rapina, forniva indicazioni che consentivano ai Carabinieri di rintracciare e sequestrare il grosso coltello e la sciarpa, indossata a mo’ di passamontagna, utilizzati per commettere entrambe le rapine di quella mattina. Alla luce degli schiaccianti elementi raccolti a suo carico, i Carabinieri procedevano d’iniziativa al fermo di indiziato di delitto nei confronti di Kabashi ritenendo di attribuirgli anche la responsabilità della rapina commessa il 22 novembre ai danni del bar tabacchi di via Bertana. Pertanto, espletate le formalità di rito, lo portavano nel carcere di Vercelli a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Tuttavia, in sede di interrogatorio, Kabashi ammetteva le proprie responsabilità per le sole tentate rapine commesse il 24 novembre, avvalendosi della facoltà di non rispondere per quanto riguardava invece le contestazioni in ordine alla rapina del 22 novembre. Pertanto, il Giudice, non ritenendo sufficienti gli indizi al momento raccolti, a suo carico, in ordine a quest’ultimo reato, non convalidava per esso il fermo effettuato dall’Arma e applicava la misura cautelare della custodia in carcere solo per i due fatti del 24 novembre, per i quali Kabashi veniva in seguito condannato, il 5 marzo 2019, con giudizio abbreviato e con i benefici di legge previsti, alla pena di anni 1 e mesi 6 di reclusione, venendo poi posto agli arresti domiciliari presso l’abitazione del cognato. Per nulla scoraggiati, i Carabinieri di Casale hanno continuato le loro indagini e condotto tutti gli approfondimenti del caso. Grazie alla loro tenacia, dopo aver verificato come l’autore della prima rapina, quella del 22 novembre, impugnasse il grosso coltello – successivamente rinvenuto e sequestrato poco distante – con una mano sprovvista di guanti, i militari si sono rivolti al Ris di Parma al quale hanno inviato il coltello al fine di verificare se su di esso fossero presenti tracce biomolecolari dell’autore. Il colpo di scena, non tanto per gli investigatori, convinti della bontà delle loro indagini, quanto piuttosto per il malvivente, che pensava di averla fatta franca, lo scorso 9 maggio, allorquando il Ris. di Parma ha riferito all’Autorità Giudiziaria che sul coltello impugnato dall’autore della rapina ai danni del “Bar Jolly” di via Bertana vi era il Dna riconducibile allo stesso Kabashi. A questo punto, il Sostituto Procuratore Francesco Alvino, titolare delle indagini, ha chiesto ed ottenuto una ulteriore misura cautelare a carico del Kabashi, la cui pericolosità e le cui responsabilità sono state ulteriormente avvalorate e conclamate dal responso del Ris., talché i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Casale gli hanno notificato l’ennesimo provvedimento, in attesa dell’ulteriore processo al quale verrà verosimilmente sottoposto, in quanto risultato essere autore anche della rapina commessa il 22 novembre 2018 ai danni della tabaccheria “Bar Jolly” di via Bertana.
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