CASALE – “Una buona situazione produttiva, ma con una crisi di liquidità dell’azienda e una situazione di pagamento dei fornitori che non si è ancora risolta” è l’allarme sulla grave crisi Cerutti lanciato dal Coordinamento Cerutti Fiom Cgil degli stabilimenti di Casale Monferrato, Vercelli, Tavazzano in provincia di Lodi e Candia Lomellina. “Le notizie poco incoraggianti che giungono dagli stabilimenti mentre fotografano una buona situazione produttiva, ci regalano una perdurante, e se si vuole ancor più preoccupante, crisi di liquidità dell’azienda” sottolineano nel comunicato i sindacati. Ed entrando nel dettaglio precisano: “Dall’inizio del 2013 gli stabilimenti di Casale e Vercelli stanno sfruttando pienamente il contratto di solidarietà appena sottoscritto e non sono in grado di portare avanti i carichi di lavoro nei tempi preventivati per mancanza delle forniture necessarie”. E poi un riferimento alla situazione dei lavoratori di Candia: “La partenza della cassa straordinaria senza accordo sindacale per 9 mesi produrrà una dichiarazione di esuberi che ridurrà l’attuale forza lavoro”. Ci sarebbe un rischio di taglio che va dalle 10 unità fino al 50% della forza lavoro. E per quanto riguarda il quarto stabilimento preso in esame dal coordinamento sindacale si precisa: “A Tavazzano i molti ordini ricevuti incominciano a subire rallentamenti sempre in relazione alla mancanza di liquidità da parte del gruppo”. Una situazione di grave difficoltà che riguarda anche centinaia di lavoratori impegnati nell’indotto. E guardando ad una prospettiva futura: “La situazione generale della Cerutti è molto preoccupante al punto da prospettare, a stretto giro, decisioni sul futuro del gruppo anche in relazione al Piano industriale che verrà redatto con la società di Advaisor incaricata”. Società che sarebbe già stata definita e che sarebbe a pieno lavoro per tracciare il nuovo piano industriale. E un faccia a faccia con i sindacati dovrebbe svolgersi il 20 febbraio. “I tempi stanno assumendo una decisiva importanza per la sopravvivenza dell’azienda e la salvaguardia dei livelli occupazionali e delle professionalità – proseguono i sindacati – il finanziamento del piano industriale da parte delle banche, accordi commerciali o l’entrata di capitali con nuovi soci, sono tutte azioni necessarie per garantire il futuro del gruppo, per noi sempre più a rischio”. E auspicano: “La riconversione degli impianti, così come la diversificazione delle produzioni, potrebbero dare risposte alla definitiva perdita del mercato delle rotocalco”. L’azienda al momento ha preferito non rilasciare dichiarazioni