MONTIGLIO MONFERRATO – Il paese delle meridiane e del tartufo ha un nuovo cittadino onorario. Riconoscimento attribuito proprio in occasione della Fiera regionale del tartufo a Maurizio Scandurra. Giornalista cattolico, scrittore, collezionista, imprenditore e benefattore.
C’è un comune aggettivo ai tanti ruoli e impegni?
«Più che altro, un sostantivo: passione. Per ciò che mi attrae e diventa una professione. Sono per natura un entusiasta in cerca di stimoli per evolvere senza mai annoiarmi. E poi fare bene per fare del bene».
Montiglio nuova tappa della vita. Come ha scoperto il Monferrato?
«Nel 2009, grazie all’avvocato vercellese Bruno Poy, prematuramente scomparso nel 2017. Un amico fraterno, un professionista illuminato. Ci accomunavano fede e grandi ideali, mi trasmise l’amore per questo territorio senza tempo. Lo stimava pure il sindaco Dimitri Tasso, anch’egli figura di spessore con cui condivido orizzonti e vedute».
Ci sono altri luoghi significativi?
«Sono molto legato alla Madonna di Crea. Ci vado ogni volta che posso, anche per portare cibo all’ufficio caritativo che ogni mese sfama circa 70 famiglie indigenti. E, al contempo, portare anche un saluto e un sorriso alla signora Teresita, 94 anni di ferro e oltre 50 passati dietro al bancone del bar del santuario, cui sono molto affezionato. Stimo molto anche il rettore, Mons. Francesco Mancinelli, e le sue omelie, che trovo particolarmente edificanti».
Ha progetti legati a Montiglio?
«Dopo il dono della Campana dei Tre Comuni per il ventennale della fusione di Montiglio con Colcavagno e Scandeluzza, ho proposto al sindaco Tasso una serie di iniziative di rilancio dei luoghi caratteristici del paese, per incrementarne interesse e richiamo di nuovi potenziali investitori e abitanti. Oltre, naturalmente, al dono di nuove campane per specifiche ricorrenze, strumenti musicali che adoro».
Comune denominatore è il dono agli altri.
«La ricchezza va sempre redistribuita. Con l’imprenditore Cristiano Bilucaglia, sosteniamo tante realtà disagiate in Italia e all’estero: mi aiutò anni fa quando mi colpì la depressione, e oggi invece facciamo del bene insieme. Sono nato il 30 aprile, giorno di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, il Santo sociale piemontese dei poveri e degli infelici di cui sono assai devoto. Donare è il presupposto essenziale per ricevere. E portare un gesto cristiano al prossimo. Confido da sempre nella Divina Provvidenza».
Lei è anche il maggiore collezionista di ventilatori d’epoca.
«Ci giocavo da bambino, al posto delle macchinine. Negli Stati Uniti mi chiamano “The fan man”, uomo-ventilatore. Ho scritto anche l’unico libro al mondo sulla loro storia, “Via col vento”, che negli Usa è un cult, con Renzo Arbore, Andrea Mingardi, Cino Tortorella e Paolo Limiti».
Ha altre passioni?
«Sì. Adoro le corriere storiche, gli autobus di una volta. Mi ricordano i momenti più belli della mia infanzia, quando mia nonna Rosetta mi portava in giro per Torino. Oggi invece sono io che porto a spasso lei. Da allora mi sono rimaste nel cuore: ne ho acquistati alcuni esemplari che sto restaurando a cui ridare nuova vita proprio sugli itinerari monferrini».
E’ anche critico musicale e scrittore.
«Tra i libri che più mi sono divertito a fare, le biografie, realizzate a quattro mani, con artisti di rilievo quali Ivana Spagna, Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik e Valerio Liboni de I Nuovi Angeli. Narrare gomito a gomito la vita altrui è occasione di arricchimento, crescita interiore e altrettanto stimolo».
In noccasione dell’ultima scorsa Fiera del Tarufo a Montiglio è tornato un po’ all’esperienza televisiva con Antonio Lubrano ed Alessandro Meluzzi.
«Ricordo con gioia gli anni di “Mattina in Famiglia” su Raidue: quando nel 2006, grazie al grande regista Michele Guardì, esordii come inviato in una rubrica che raccontava i musei del collezionismo italiano. Lubrano conduceva da studio con Livia Azzariti. Con lui e Meluzzi è nata una profonda amicizia, così come anche Valerio Liboni de I Nuovi Angeli: sono maestri preziosi, fari accesi sul presente».