CASALE – Considerata, per bellezza, la più importante chiesa cittadina dopo il Duomo, la Chiesa di San Domenico fu iniziata nel 1472 in stile gotico da Guglielmo VIII Paleologo, che scelse di eleggere Casale a sede della corte monferrina e all’istituzione della diocesi casalese, fu terminata nel 1506 da Bonifacio V. Consacrata nel 1513, venne affidata alla cura dei Padri Domenicani, e negli stessi anni fu edificato anche il convento, che fu anche sede del tribunale dell’Inquisizione. Le vicende climatiche ed ambientali ne hanno usurato, nelle sue varie componenti, il complesso strutturale, che nel tempo ha avuto bisogno di interventi di restauro. L’ultimo lavoro è terminato in questi giorni, ed ha interessato la sacrestia. Collocata nella zona del alla chiesa, ovvero al piano terra dell’angolo ovest della manica settentrionale del chiostro, vi si accede dal corridoio che si sviluppa lungo gli ambienti adiacenti il presbiterio. La sacrestia attuale è costituita da due ambienti in successione di cui il primo è parte della sacrestia originaria mentre il secondo, affacciante sul cortile retrostante il complesso, risale ad epoca più tarda. Centralmente si trova l’ingresso: sovrastato da un portale, esso è costituito da una bussola le cui porte esterne aperte sul vestibolo presentano cinque riquadri lignei intagliati, mentre quelle interne sono costituite da un pannello inferiore in legno non lavorato e da uno superiore vetrato. Dalle sue pareti laterali, chiuse da semplici porte suddivise in pannelli, si sale mediante una ripida scaletta lignea alla parte sommitale del mobile, utilizzata come spazio di deposito. Il resto della struttura, suddivisa orizzontalmente in due registri e preceduta da una bassa predella, è costituito da un susseguirsi di armadiate principalmente a doppia anta con pannelli intagliati intervallati da lesene, il tutto decorato con motivi vegetali e testine. Gli armadi del registro inferiore accolgono bassi cassetti e superiormente creano un piano d’appoggio continuo; il registro superiore, che si innalza quindi più arretrato rispetto al basamento, è costituito da una prima fascia di piccoli scomparti e da una seconda di alti armadi. L’intervento di restauro conservativo (non si hanno notizie di precedenti e ad un primo esame visivo non si riscontra la presenza di reintegri) ha riguardato l’arredo ligneo di un mobile in legno di noce, che si trova collocato nel primo ambiente. I lavori, sotto la direzione dell’arch. Rossella Rolfo, responsabile del progetto di restauro dell’edificio sacro, sono stati affidati all’architetto Claudio Zanella, restauratore torinese con lunga esperienza trentennale che comprende lavori anche all’Abbazia di Lucedio ed alla Reggia di Venaria. “La Sacrestia aveva assolutamente bisogno di restauro – ha precisato l’architetto Zanella – E’ stato un lavoro faticoso soprattutto per il riassemblamento dei pezzi dopo un primo tentativo di restauro operato da un volenteroso parrocchiano. Il rimontaggio non è stato facile, bisognava ripartire dalle fondamenta e poi far combaciare tutti i pezzi nella loro sistemazione originale”. Durante i lavori sono state usate tecnologie nuove per restituire l’aspetto originale al mobile oggetto dell’intervento di restauro. L’opera di recupero conservativo ha interessato soltanto una parte di tutto il complesso ligneo, e corrisponde all’armadio con piano d’appoggio che si trova sulla parte laterale destra all’ingresso del locale. Il costo complessivo dei lavori di restauro di tutto il mobile interessato è di 50mila euro, per la prima parte la spesa è stata di 21mila euro, per il resto ne occorrono altri 29mila. “Il peso finanziario dell’intervento – spiega Mons. Antonio Gennaro, parroco dal 1986 – grava tutto sulle riserve della parrocchia, che ha già sostenuto, per i precedenti lavori, una spesa di circa tre milioni di euro, resa possibile anche grazie anche all’importante eredità lasciata dalla famiglia Turcotti nel 1994, e dalle donazioni di alcune Fondazioni bancarie e Club Privati. Per questo intervento di restauro conservativo, però, non siamo riusciti ad ottenere finanziamenti esterni. La Parrocchia non ha grossi fondi, ci affidiamo alla sensibilità della gente e delle istituzioni affinché ci diano un aiuto per portare a termine tutta l’opera programmata”. Restano ancora tanti “altri lavori da iniziare e concludere – continua il parroco di San Domenico – A parte la facciata già sistemata, adesso avremo la necessità di intervenire anche sui tetti, nel chiostro, nell’aula capitolare, su tutti i paliotti, la Cappella della Madonna del Rosario, ricca di stucchi e decorazioni”. Per informazioni, e partecipazione, al progetto di lavori di restauro conservativo nella Chiesa di San Domenico è disponibile il contatto telefonico della Parrocchia ai n. 0142.452747 – 338.7845120. (continua)
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