Quando il fratello Mario mi ha fatto presente che il Fredo non sarebbe più tornato dall’ospedale con le proprie gambe mi è venuto spontaneo dire: “ ma pusibbe”. Come pensare infatti che una persona con quella vitalità e forza, sue doti naturali, non ce l’avrebbe più fatta a ritornare tra la sua gente?
Sono andato a trovarlo. Era immobile nel suo letto -le mani appena tiepide- in una posizione quindi davvero innaturale per uno come lui che è sempre “andato al massimo”; mai oltre.
La mente è andata ai momenti della sua vita vissuti continuamente da protagonista quando, mettendoci del suo in tutti i sensi, per esempio capeggiava la squadra di calcio ribattezzata “la losna” che nei tornei all’oratorio dava più spettacolo per le sue pirotecniche discese in campo che per il gioco espresso;
quando con un gruppo di amici ha realizzato l’impianto del motocross nel quale si sono svolte anche competizioni a livello regionale e che lo ha visto gareggiare con buoni risultati nonostante la sua “montesa” fosse penalizzata dal carico soprastante;
quando poi ha deciso di darsi al “volo” col suo deltaplano che lui chiamava “l’aquilò” sistemando per il decollo un terreno agricolo concesso dal proprietario senza nessuno scritto perché era il Fredo a utilizzarlo e sul quale non sempre l’atterraggio avveniva in modo regolare – ricordo di essere andato a recuperarlo presso il convento della Madonna della Neve dopo un atterraggio di fortuna dovuto alla perdita dell’elica – e poi ancora in prima linea ai carnevali, ai raduni motociclistici dove era conosciuto da tutti, come presidente del G.S. Mirabello, ai raduni degli alpini a cui era sempre presente non perché aveva fatto il servizio di leva ma perché lo spirito di quel corpo militare era il suo spirito.
Come non ricordare anche la sua attività lavorativa legata alle macchine operatrici a cui chiedeva sempre il massimo e di cui era un abilissimo manovratore. Quando la ditta Provera ha chiuso i battenti tutti ci siamo accorti di quanto era utile averla sul posto soprattutto per interventi urgenti determinati da eventi calamitosi –andomma a ciamà Fredo-.
Ad un certo punto ha deciso di lasciare tutto questo mondo per andare a godersi la pensione oltre oceano -nel nuovo mondo- per provare qualche altra emozione ma, soprattutto -mi aveva confidato- perché “l’aria”, dalle nostre parti, stava “ peggiorando” – l’egoismo prendeva sempre più il sopravvento sull’altruismo, sulla generosità- qualità, e qui sono sicuro di interpretare il pensiero di tutti, che non gli faceva certo difetto e per la quale oggi tanta gente è venuta a ringraziarlo per l’ultima volta.
Ora, con il massimo rispetto per chi sta al di sopra di tutto, è logico pensare abbia raggiunto il paradiso e trovato posto “n’sla piarda di mirablì” dove un mirabellese suo omonimo ha collocato idealmente i compaesani che si sono distinti per le loro caratteristiche e qualità. Penso che anche la “si capites na smutta” il Fredo sarebbe pronto ad intervenire con la perizia e la generosità che lo hanno contraddistinto e portato ad essere così ben voluto da tutti anche al di la dell’oceano.
Ciao Fredo. (gli amici)