È veramente difficile orientarsi tra le tante voci che si levano in questi giorni intorno alla riapertura delle scuole. Preoccupazioni e problemi concreti si agitano insieme ad allarmismi e scenari di volta in volta più cupi. Così, ad esempio, si accostano i temi del trasporto – scuolabus affollati, mezzi pubblici insufficienti ecc. ecc. – a quelli delle dotazioni e degli spazi negli istituti scolastici. I banchi, le aule negli ambienti extrascolastici come biblioteche e parrocchie, le lezioni “a rotazione” o in alternanza tra presenza e didattica a distanza.
Si dice di tutto e di più. E inoltre ecco lo scenario “apocalittico” della mancanza di insegnanti. Ogni giorno le cattedre scoperte sembrano di più, tra carenza ordinaria di organico e certificati di malattia, rifiuti di sottoporsi ai tamponi… come se la categoria degli insegnanti fosse costituita da una massa di persone impaurite e ben poco attaccate al proprio lavoro.
Difficile davvero cogliere gli elementi concreti di criticità e un quadro realistico rispetto a quello che sta per succedere. Con lo spauracchio che dopo la prima campanella suoni subito la sirena dell’allarme e torni l’incubo del “tutti a casa”.. Cosa si farà con un caso di Covid in classe? E a chi vanno le responsabilità?
In questo scenario così movimentato e probabilmente agitato oltre misura soprattutto dal fatto che nessuno sa davvero come si comporterà l’epidemia, la vera attesa è per la cosiddetta “prova del nove”: apriamo le porte, rispettando le regole che ci sono, e vediamo cosa succede.
La ministra Azzolina ha scritto una lettera alla Scuola nei giorni scorsi, ricordando l’impegno del Governo in questi mesi per poter riaprire in sicurezza gli istituti scolastici e lamentando come il dibattito accesosi sul tema scuola abbia “schiacciato la questione scolastica troppo spesso sul lato sanitario, dimenticando il vero obiettivo della riapertura: i bisogni educativi dei nostri studenti…. E attorno a questa nuova attenzione per il sistema scolastico sono emerse narrazioni spesso semplificate, alcune volte allarmistiche, quasi sempre ingiuste sul personale scolastico”. Personale che invece ha dato prova in gran parte, durante la pandemia, non solo di “esserci”, ma di continuare ad avere passione e impegno capaci di affrontare le difficoltà. “Respingeremo sempre con forza – scrive Azzolina – le insinuazioni che mirano a gettare discredito sulle istituzioni scolastiche e soprattutto su chi ci lavora. Come quelle che danno già per certa una fuga ipotetica di insegnanti dalle classi. O le narrazioni secondo cui non ci saranno corsi di recupero perché i docenti si rifiutano di farli. Traduzioni semplicistiche che rischiano di fare danno al sistema. Dimostriamo ancora una volta che il corpo dei docenti è sano. Composto da insegnanti che ci credono. Che amano il proprio lavoro e lo svolgono con professionalità e impegno”.
Fa bene la Ministra a ricordare il valore di docenti e non solo. E soprattutto fa bene a iniettare un po’ di entusiasmo per insegnanti, famiglie e studenti, pur senza sottovalutare i rischi (in gran parte non quantificabili) della situazione attuale. “Il primo giorno di scuola – conclude – porterà con sé grandi emozioni. Anche in chi vi scrive. Ai nostri ragazzi e alle loro famiglie trasmettiamo serenità. Aiutiamoli a conoscere al meglio e rispettare le regole sanitarie, spieghiamo agli studenti e alle studentesse che la scuola ce l’ha fatta e non vedeva l’ora di accoglierli di nuovo. Perché tutti noi siamo a scuola per loro. E tutti noi non vediamo l’ora di guardarli finalmente negli occhi e dire ‘Bentornate e Bentornati’”.
Alberto Campoleoni
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