CASALE – Durante il Consiglio dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese, che si è tenuto mercoledì 22 febbraio scorso, all’ordine del giorno si sono discusse le istanze presentate da comuni e associazioni, su richiesta della Regione Piemonte, relative ad una revisione dei confini del Parco e dell’Area Contigua, cioè una zona intorno al Parco in cui la caccia è consentita ma solo a coloro che risiedono nei comuni inclusi nell’area contigua stessa. “Danni all’agricoltura usati come pretesto per ridurre il Parco e l’Area Contigua e quindi poter andare a caccia – è la denuncia, in un comunicato, di Comitato per il Territorio delle Quattro Province, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra Piemonte, LAV Piemonte, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Lipu, Mountain Wilderness Italia e Pro Natura Piemonte – E’ ampiamente documentato che l’attività venatoria tradizionale non è la soluzione del problema cinghiali. Il consiglio del parco delibera contro l’ente che rappresenta, con forti e inaccettabili ingerenze della Regione. Cacciatori e agricoltori, unitamente alla Provincia di Vercelli e ai comuni di Ronsecco, Saluggia, Fontanetto Po, Tricerro, Crescentino, Trino e Livorno Ferraris, chiedono, per il territorio vercellese, l’abolizione delle aree contigue e la riduzione delle Aree Protette, ritornando ai confini del 2020, con conseguente cancellazione del recentemente istituito Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi. L’Ambito Territoriale di Caccia “AL 1” e il comune di Moncestino sono sulla stessa linea in riferimento al casalese”. Perché? Perché tutto questo? “Per andare a caccia. Il mondo venatorio, in rivolta dopo gli ampliamenti dei confini entrati in vigore nel gennaio 2021, spalleggiato da quello agricolo (o, meglio, parte di esso, che inspiegabilmente ancora preferisce assecondare la lobby venatoria piuttosto che sostenere l’implementazione di pratiche davvero efficaci nel controllo dei cinghiali) e di cui alcune amministrazioni locali si sono fatte portavoce, si propone ancora una volta come la soluzione del problema cinghiali e danni alle coltivazioni. Tuttavia, è ormai ampiamente documentato tramite studi e ricerche che la caccia non è la soluzione”.
Per Luca Gioanola (in foto), consigliere PD a Palazzo San Giorgio, “la soluzione dei problemi non può essere quella di creare conflitto. L’agricoltura, le aree parco, l’ambiente vanno tutelati e aiutati in modo convergente e non contrapposto. Il metodo non può essere quello di creare conflitto e competizione tra diverse legittime emergenze. Piuttosto, vanno ricercate soluzioni strutturate e a medio-lungo termine che tengano in considerazione gli studi e le rilevanze tecnico-scientifico”. L’ente di gestione delle Aree Protette del Po Piemontese ha sede proprio qui a Casale Monferrato, “questo significa che sarebbe importante ci fosse una presa di posizione da parte dell’amministrazione cittadina – sostiene il consigliere Gioanola – in primis dell’assessorato all’ambiente, verso il consiglio dell’Ente e la Regione al fine di trovare soluzioni condivise che sostengano sia l’agricoltura sia le aree protette”.
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