In questo periodo, stiamo vivendo un periodo di tensione motivato dall’insorgere di quella che è ormai una vera e propria pandemia, causata dalla ben nota infezione del Coronavirus, dalle cause ignote e spesso letale al suo insorgere. Ma, mentre tutte le ipotesi sulla sua durata hanno pareri contrastanti, virologi e scienziati di tutto il mondo fanno a gara per individuarne il vaccino indicando altresì le restrizioni ritenute necessarie per poterla debellare. Tuttavia, si aprono nel frattempo diversi scenari nei quali, come sempre, rimbalzano all’ordine del giorno i problemi legati all’economia, senza la quale la nazione si blocca rischiando una crisi che coinvolge tutti i settori produttivi e occupazionali.
Lasciando a persone più competenti il compito di sciogliere la “matassa”, l’uomo della strada fa altre considerazioni tutte legittime ed insieme significative. Perché, ad esempio, chi ha molto non pensa di aiutare chi ha poco essendo tutti dei naufraghi sulla stessa barca? Si allude ai parlamentari, agli uomini dello spettacolo, ai calciatori, alle banche, alle fondazioni, agli alti prelati e a tutte quelle categorie, insomma, che non soffrirebbero più di tanto a devolvere parte del loro surplus in questo periodo di crisi globale.
Quanto sopra renderebbe giustizia a chi ha sacrificato e sta sacrificando la propria vita (medici, operatori sanitari, personale ausiliario, sacerdoti, suore, volontari, giovani e meno giovani etc) per essere d’aiuto in questa emergenza sanitaria. Senza voler dimenticare coloro che hanno già fatto donazioni e dimostrano quella solidarietà a lungo predicata, ma difficilmente attuata.
E dopo, cosa avremo imparato dall’avvento di questa pandemia oltre alla necessità di essere solidali perché in una società più equa conta più il Noi dell’Io? Sicuramente la riscoperta dei valori della famiglia, il riconoscimento dei sacrifici di chi ci ha preceduti e il diritto ad essere curati e non abbandonati, confidando nella vicinanza dei propri cari o di una persona sensibile ricca di umanità.
Perché, la missione del medico è quella di curare e non di selezionare le persone e, nel caso estremo, si possa morire con dignità ed avere un luogo certo dove qualcuno possa deporre, ogni tanto, un fiore o poter recitare una preghiera, se credente.
E ancora? Forse il mondo sarà davvero capovolto nei sentimenti, nei valori, nella riscoperta di quelle tracce del perché della nostra esistenza e del nostro operato, destinato a far pendere la bilancia più sul piatto positivo che su quello negativo.
E poi? Probabilmente cambieremo le nostre abitudini di vita (esaurita la prima fase euforica della ripresa), diventeremo più tolleranti, meno esigenti e capiremo che “Madre Natura” si è stancata di essere sfruttata, incendiata, inquinata, avvelenata da quella sete di denaro, fonte di potere, ricatti, domini e guerre.
In questo scenario, DOPO, ci saranno i nostri figli: restituiamo LORO davvero un mondo nuovo, incominciando a cambiare quelle abitudini per cui tutti è lecito e concesso, nella consapevolezza che, come ci sono i diritti, esistono anche i doveri.
Renato Celeste