Colpevole di una parte delle morti di amianto a Casale delle quali era chiamato a rispondere. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Novara. La sentenza del processo Eternit Bis è stata pronunciata oggi, mercoledì 7 giugno. Il presidente Gianfranco Pezone, che era affiancato da Manuela Massino e dai sei giudici popolari, ha letto il verdetto alle 18,46. L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny era accusato di omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 persone (casalesi e monferrini) morte a causa dell’amianto. La Corte ha derubricato il reato in omicidio colposo con l’aggravante della colpa cosciente, condannando l’imputato a 12 anni di reclusione. Con questa accusa, una parte dei casi di morte rientra nella prescrizione. Per una serie di decessi invece l’imputato è stato assolto. La Corte ha riconosciuto il diritto ai risarcimenti, da stabilire in separata sede, e ha fissato una serie di provvisionali, accogliendo le richieste delle parti civili: 50 milioni di euro al Comune di Casale, 500 mila euro all’areva, 30 milioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Schmidheiny, tra il 1976 e il 1986 era stato a capo dell’Eternit. In quella veste era stato chiamato a rispondere delle morti causate dall’amianto (in particolare dal letale mesoselioma della pleure), la fibra che dal 1907 si lavorava nello stabilimento di Casale.
I pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto la condanna all’ergastolo. I difensori Alfonso Di Amato e Guido Carlo Alleva avevano invece chiesto l’assoluzione del loro assistito.
La fabbrica era rimasta in attività dal 1907 al 1986. Poi era arrivato il fallimento, il degrado, la costosa bonifica effettuata con fondi pubblici diversi anni dopo, quindi la demolizione dello stabilimento: sulla stessa area ora c’è il Parco Eternot, realizzato come un monumento a ricordo delle tantissime vittime dell’amianto.
In precedenza si era svolto il maxiprocesso Eternit Uno, in cui l’imprenditore svizzero (inizialmente insieme al belga Louis de Cartier, poi deceduto) era accusato di disastro doloso ambientale permanente, reato per il quale era stato condannato in primo grado e in Appello. L’epilogo aveva preso una piega diversa. Nel 2014, la Cassazione aveva spazzato con un colpo di prescrizione la condanna pronunciata in primo grado e poi in Appello nei confronti di Schmidheiny: i casalesi si erano sentiti dire che il diritto prevale sulla giustizia.
Al maxiprocesso Eternit Uno, è seguito poi l’Eternit Bis sancito ora da una prima sentenza (di cui si conosceranno più avanti le motivazioni).
Decine di monferrini si sono recati a Novara per l’ultima udienza del processo e la lettura della sentenza. Tra loro il sindaco Federico Riboldi, la presidente dell’Afeva (che raggruppa o famigliari delle vittime dell’amianto) Giuliana Busto e diversi esponenti dell’associazione, la dottoressa Daniela Degiovanni, che da decenni si occupa di pazienti con mesotelioma.