Dal blog di Silvana Mossano www.silmos.it
La sentenza del processo Eternit Bis è attesa per venerdì 7 giugno.
In quella data, la Corte d’Assise di Novara dirà se ritiene l’imputato svizzero Stephan Schmidheiny responsabile o no del reato di omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 casalesi morti a causa dell’amianto.
Per questo reato, i pubblici ministeri Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare, hanno chiesto la condanna all’ergastolo dell’imprenditore svizzero, che gestì l’Eternit di Casale tra il 1976 e il 1986.
I difensori Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva hanno invece chiesto l’assoluzione. La prima parte dell’arringa era stata esposta dall’avvocato Di Amato il 10 marzo; oggi, mercoledì 29 marzo, l’avvocato Alleva ha svolto la seconda parte, chiudendo con la richiesta di assoluzione: in prima battuta «perché il fatto non sussiste» per mancanza di prova sul nesso di causalità (cioè il nesso tra la condotta dell’industriale e le morti di mesotelioma), in subordine «perché il fatto non costituisce reato».
Il presidente della Corte, Gianfranco Pezone, ha invitato le parti – procura, difensori delle parti civili e dell’imputato – a consegnare repliche scritte entro i primi di maggio. Il 7 giugno, tutti avranno modo di esporle anche oralmente, prima che i giudici si ritirino in camera di consiglio per decidere (e poi pronunciare, già in quella data) il verdetto.
A giorni, sul sito silmos.it la pubblicazione del reportage sulle argomentazioni difensive illustrate nella mattinata e nel pomeriggio di oggi da Alleva. Quattro i punti su cui si è soffermato: gli usi impropri dell’amianto fuori dalla fabbrica (battuti e polverino), la certezza delle 392 diagnosi di mesotelioma, il nesso di causalità e l’elemento psicologico del reato (ovvero il dolo eventuale contestato a Schmidheiny).