CASALE – La Corte d’Assise di Novara è riunita in camera di consiglio per la sentenza del processo Eternit Bis. Il presidente Gianfranco Pezone, affiancato da Manuela Massino e dai sei giudici popolari, ha annunciato la lettura del verdetto per il tardo pomeriggio. Imputato è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, che era stato portato in giudizio con l’accusa di omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 persone (casalesi e monferrini) morte a causa dell’amianto. Schmidheiny, tra il 1976 e il 1986 era stato a capo dell’Eternit.
In mattinata ci sono state le repliche dei difensori e della pubblica accusa. Tra il pubblico il sindaco di Casale, Federico Riboldi, e molti esponenti dell’Afeva, l’associazione dei famigliari e delle vittime dell’amianto, con la presidente Giuliana Busto e la dottoressa Daniela Degiovanni.
Il processo Eternit Bis si è concluso dopo 42 udienze. Si era aperto il 9 giugno 2021.
Lo stabilimento Eternit a Casale era stato inaugurato nel 1907 e chiuso nel 1986, abbandonato poi al degrado delle intemperie e del tempo. Lo stabilimento del Ronzone, così come la vicina area ex Piemontese (che era stata adibita a piattaforma a cielo aperto per la frantumazione di scarti di manufatti di amianto), i magazzini Eternit in piazza d’Armi, la «spiaggetta» sul Po (che si era formata con lo scarico di acque reflue dalla fabbrica nel fiume) e la discarica (sempre sul Po) furono bonificati soltanto con lo sforzo tecnicamente complesso e finanziariamente molto oneroso della collettività.
LA VITA CASALESE PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI ALL’EDITORIA.
“La Vita Casalese”, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.