TORINO – Sospendere in via cautelare e successivamente annullare, nel merito, la delibera con cui l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha autorizzato Poste Italiane ad attuare il recapito della corrispondenza a giorni alterni: lo chiedono al Tar del Lazio l’Anci Piemonte, attraverso il presidente Andrea Ballarè, e i sindaci di 41 Comuni del Sud Piemonte.
Il provvedimento interessa dal 1° ottobre una prima fascia di territori che in Piemonte sono 90, distribuiti nell’alessandrino, astigiano e cuneese. “Le comunità piemontesi coinvolte appartengono a paesi spesso di limitate dimensioni – sottolinea Ballarè – in cui le Poste non solo svolgono un ruolo essenziale, ma rappresentano ormai, per tante realtà, l’unico servizio ancora attivo. Essere riusciti a mettere insieme, in sole due settimane, 41 Comuni è un risultato importante. Non si tratta di una class action, ma di un preciso segnale a Poste Italiane: chi è abituato come noi sindaci ad amministrare, non dice no preconcetti. Ma sul piano di revisione postale non siamo mai stati sentiti e non abbiamo potuto discutere per cercare di rivedere logiche che non fossero unicamente industriali”.
L’Anci, per sostenere i Comuni, si accollerà il 50% delle spese legali. Ora l’opposizione all’Agcom, e nei confronti di Poste Italiane e Ministero dello sviluppo economico, si sposta a Roma. Il maggior numero (20) di sindaci che ha sottoscritto il ricorso è dell’alessandrino: Alfiano Natta, Balzola, Borgo San Martino, Camino, Cereseto, Cerrina, Coniolo, Frassineto Po, Gabiano, Mombello Monferrato, Morano sul Po, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Ozzano Monferrato, Pontestura, Ponzano, Sala Monferrato, Serralunga di Crea, Solonghello, Villamiroglio. Poi ci sono i 12 dell’astigiano (tra cui Calliano, Casorzo, Grana, Moncalvo, Montemagno, Robella, Scurzolengo, Tonco) e i 9 del cuneese.
Nella delibera dell’Agcom, approvata quattro mesi fa, i legali Scaparone e Gendre ravvisano numerosi elementi di illegittimità. Anzitutto chiedono al giudice di sospendere l’atto poiché ritengono il dimezzamento del servizio postale universale “gravemente lesivo dei diritti e degli interessi delle collettività”, con il risultato di creare “Comuni di serie A e Comuni di serie B”. Questa richiesta trae origine dalla considerazione che “le misure – recita il ricorso – che riorganizzano un servizio complesso, quale è il servizio postale universale, e che interessano numerosi uffici, una volta avviate difficilmente, anche in caso di esito giudiziario favorevole, sono fatte cessare e comunque la loro rimozione dà luogo a disagi, specie per l’utenza”. Nel merito, venendo agli aspetti di illegittimità sollevati, si fa tra l’altro presente al Tar che “i criteri stabiliti dal provvedimento impugnato non individuano affatto Comuni aventi ‘particolari situazioni infrastrutturali e geografiche’, le quali solo giustificano la riduzione eccezionale del servizio postale universale”.