«Dio converta i Giuda, mafiosi e usurai che sfruttano chi ha bisogno». Papa Francesco ricorda le molte decine di sacerdoti morti prestando servizio agli ammalati, assieme a medici e infermieri, «santi della porta accanto, capaci di dare la vita», come i cappellani delle carceri e i missionari. Nel giorno in cui si ricorda l’Eucaristia e il sacerdozio, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi prega per i 24 sacerdoti orobici periti in una delle zone più colpite. Nel Giovedì Santo 2013 Francesco, durante la prima Messa crismale in San Pietro, invitò i preti a essere «pastori che hanno l’odore delle pecore».
Non usa mezzi termini nella Messa a Santa Marta. Parlando del tradimento di Giuda (Matteo 26, 14-25), condanna quanti vendono le persone: «Preghiamo per la gente che in questa pandemia fa commercio con i bisognosi. Approfittano della necessità degli altri, li vendono: i mafiosi, gli usurai. Che il Signore tocchi il cuore e li converta. Anche oggi ci sono i Giuda, persone che tradiscono anche i propri cari vendendoli, per i propri interessi; ci sono persone che vogliono servire Dio e il denaro, sfruttatori nascosti, apparentemente impeccabili, ma fanno commercio con la gente. Giuda era attaccato al denaro: chi ama troppo i soldi, tradisce». Il mercoledì santo è chiamato anche «mercoledì del tradimento di Giuda». A Bergoglio viene in mente «il commercio con gli schiavi portati dall’Africa all’America; il commercio delle ragazze yazide vendute a Daesh. Anche oggi si vende gente. Tutti i giorni. Ci sono dei Giuda che vendono i fratelli e le sorelle: sfruttandoli nel lavoro, non pagando il giusto, non riconoscendo i doveri. Uno mette i genitori nella casa di riposo e non va a trovarli».
Gesù chiama Giuda «amico» e mai «traditore». Ma «il diavolo è un mal pagatore, non è un pagatore affidabile. Ti promette tutto, ti fa vedere tutto e alla fine ti lascia solo nella tua disperazione a impiccarti. Giuda, inquieto, tormentato dalla cupidigia e all’amore a Gesù, torna dai sacerdoti del Tempio». Pensa ai «tanti Giuda istituzionalizzati che sfruttano la gente e al “piccolo Giuda” che ognuno ha dentro di sé quando sceglie fra lealtà o interesse. Ognuno di noi ha la capacità di tradire, di vendere, di scegliere per il proprio interesse, di lasciarsi attirare dai soldi, dai beni, dal benessere».
Ricorda i sacerdoti morti per stare vicini ai malati. Nella «Messa in coena Domini» nella basilica vuota ricorda la santità di tanti parroci anonimi e di coloro che si sono sacrificati in tempo di coronavirus. Con il Papa ci sono solo a distanza di sicurezza i lettori, i cantori, alcuni sacerdoti, alcune religiose, un vescovo e il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica. Omessa la «lavanda dei piedi» che faceva nelle carceri (a Velletri nel 2018, a Regina coeli nel 2019), il Papa sottolinea che «con l’Eucaristia il Signore vuole rimanere con noi». Ma per entrare nel Regno dei cieli è necessaria la dimensione del servizio. Bergoglio è vicino a tutti i sacerdoti e ricorda specie quelli che offrono la vita per il Signore e che si fanno servitori degli altri: «Porto all’altare tutti i sacerdoti, anonimi, i parroci di campagna o dei paesini di montagna, sacerdoti che conoscono la gente».
«I sacerdoti calunniati non possono andare in strada perché dicono loro cose brutte in riferimento al dramma che abbiamo vissuto con la scoperta dei sacerdoti che hanno fatto cose brutte». Invita vescovi e sacerdoti «a chiedere perdono perché tutti siamo peccatori». Ricorda i sacerdoti in crisi: «Non siate testardi come Pietro. Lasciatevi lavare i piedi. Il Signore è il vostro servo, lui è vicino a voi per darvi la forza». Raccomanda «un cuore grande di generosità nel perdono sull’esempio di Cristo. Siate coraggiosi. Anche nel rischiare nel perdonare. E se non potete dare un perdono sacramentale, almeno date la consolazione di un fratello che accompagna e lascia la porta aperta perché torni».
Pier Giuseppe Accornero