CASALE (m. f.) – Il vescovo mons. Luciano Pacomio pesca ancora nei ricordi per riproporre quelli che definisce “brandelli di vita di una persona qualunque”, che però si intrecciano con giganti della Chiesa. Così, dopo i volumi dedicati a “Paolo VI papa, santo” e a “Carlo Maria Martini”, ecco “Fioretti di papa Wojtyla. San Giovanni Paolo II”. Il libro (pubblicato da Effatà editrice nella collana Vita-grafie) è l’occasione per monsignor Pacomio per riportare alla memoria gli incontri avuti con il Papa negli anni in cui, dal 1983 al 1997, fu rettore dell’almo collegio Capranica, a Roma. Sono ricordi con aneddoti e momenti toccanti, “piccole perle” li definisce nella prefazione il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la Diocesi di Roma.
Monsignor Pacomio rievoca il primo incontro con papa Giovanni Paolo II nel gennaio 1983 in occasione di Sant’Agnese, patrona del collegio, quando il Pontefice ricevette in udienza rettore e alunni del Capranica. Nel 1992, poi, il Papa si recò al collegio in occasione dei primi lavori di restauro. Giovanni Paolo si fermò dalle 17 alle 20,30. Scrive mons. Pacomio: “Mons. Dino Monduzzi, al seguito del Papa, poiché quest’ultimo si attardava in cappella, commentò: ‘E’ un innamorato dell’Eucaristia. Dove sa che c’è Gesù Eucaristico non lo tiri più via’ “.
Sono tanti gli aneddoti, legati anche all’ordinazione episcopale di mons. Pacomio, il 7 gennaio 1997, proprio da parte di Giovanni Paolo II, e al saluto che mons. Pacomio dovette improvvisare pochi giorni dopo, alla tradizionale udienza ai capranicensi in occasione di Sant’Agnese: “Il Papa mi scrutava con attenzione, sorpreso che non avessi nessun testo da leggere e, alla fine, commentò: ‘Avete visto il rettore? Anche senza foglia…’ Il vocabolo pronunciato al femminile fece scoppiare tutti in una risata. Fu uno dei più cordiali e lieti incontri che il Papa ebbe con ogni alunno del Capranica che stavo per l’ultima volta presentando”.
L’ultimo incontro con papa Giovanni Paolo II avvenne quando ormai questi era pesantemente segnato dalla malattia: “Non si esprimeva più bene, tanto che non capii molto di quello che mi disse in quei lunghissimi dieci minuti… Ho provato tanta tenerezza e ho pregato il Santo Spirito che mi facesse capire nel cuore quello che il Pontefice voleva dirmi”.
Poi l’addio, lungo e silenzioso, il giorno prima dei funerali, quando monsignor Pacomio poté sostare due ore accanto al feretro esposto in San Pietro: “Celebrai l’Ufficio delle letture, Lodi, Ora media e feci tutte le ‘mie devozioni’, dialogando a lungo con il papa Giovanni Paolo II. E’ stata una prolungata bellissima esperienza di preghiera intercedente”.
In appendice, monsignor Pacomio riporta invece una originale “Antologia del magistero di Giovanni Paolo II sulla Speranza”, redatta da un ex alunno del Capranica, Alessandro Tacconelli, della Diocesi di Prato: “La Speranza illumina e ci orienta in tutte le contraddizioni e i problemi, anche nel quotidiano, giorno dopo giorno. Ci apre al vivere con senso e per Qualcuno, anche nel peccare, nel soffrire, nel morire”.