SAVONA (d.c.) – Una fetta della torta (nuziale) andava a tutti. Nessuno veniva escluso, se la spartivano tutti. Sei-sette mila euro alla donna. Duemila ai testimoni, il resto all’organizzazione. Dipendeva da quanto riuscivano a scucire all’extracomunitario di turno per combinare un finto matrimonio. Lo scopo: ottenere velocemente il permesso di soggiorno. La tariffa standard era dai 12 ai 14 mila euro, ma c’era anche l’offerta “porta un amico”, come per le promo delle compagnie telefoniche o dei servizi di streaming on-line. E’ quanto emerso dalla maxi operazione condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Savona, coordinata dal sostituto procuratore del capoluogo ligure Giovanni Battista Ferro, conclusa con un blitz nella notte tra domenica e lunedì, che ha smantellato l’intera organizzazione che operava in Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna. In carcere, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso per induzione, sono finiti in cinque, quattro magrebini ed un italiano. Ai domiciliari le spose coinvolte e la madre di una di loro. Denunciati a piede libero i finti novelli sposi, tutti extracomunitari provenienti da Tunisia, Marocco, Egitto ed Algeria. Tra le donne arrestate nell’operazione “Nozze d’Oro”, e ristrette ai domiciliari, anche una casalese, G.C. di 28 anni, arrestata dai militari liguri con il supporto degli uomini del Maggiore Natale Grasso. E’ la solita vecchia storia. Un’organizzazione criminale che gestisce un giro di falsi matrimoni per velocizzare la regolarizzazione degli extracomunitari. In passato erano stati pizzicati degli uomini che accettavano di prestarsi per “importare” donne dall’est. Oggi sono donne italiane ad accettare di convolare a finte nozze, per una “stecca” da più di 6 mila euro. L’organizzazione pensava a tutto. Meglio dei più costosi wedding planner. All-inclusive nel pacchetto che pagava il magrebino per il “permesso facile”: dai 12 ai 14 mila euro per abiti da cerimonia, bouquet, testimoni e fotografo. Parenti e amici compresi nel prezzo. Di vero c’era solo l’ignaro ufficiale di Stato civile che officiava le nozze. La recita finiva subito dopo aver lasciato la residenza Municipale. Tutti felici e contenti: lo sposo che in tasca si trovava il permesso per restare in Italia, la sposa che si trovava la borsetta piena, i mediatori che incassavano il grosso della torta. L’operazione è nata grazie ai sospetti di un’impiegata dell’Ufficio anagrafe di Savona, insospettita da qualche volto che aveva visto girare troppe volte tra le stanze del Comune. Da lì le intercettazioni e le indagini dei Carabinieri che hanno portato all’individuazione e al deferimento all’autorità le 15 persone coinvolte.
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