Tra le finalità istitutive dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese una delle più importanti e peculiari riguarda la sorveglianza della fauna e della flora. In particolare le specie che rientrano nelle Direttive europee “Habitat” e “Uccelli” devono essere tenute sotto controllo secondo quanto previsto da specifici regolamenti europei recepiti poi dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalle Regioni, che coordinano concretamente, su indicazioni fornite dall’Istituto Superiore per Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), lo svolgimento delle attività sul campo.
C’è da dire che se anche non tutte le specie oggetto di monitoraggio sono appariscenti e conosciute da tutti come lo è il lupo, ciascuna svolge comunque un ruolo fondamentale negli ecosistemi e alcune di esse sono preziosi indicatori dello stato di salute dell’ambiente.
Licena delle paludi, smeralda di fiume, barbastello, saettone, specie sconosciute ai più, sono rispettivamente una splendida farfalla (Lycaena dispar), una sfuggente libellula (Oxygastra curtisii), un raro pipistrello (Barbastella barbastellus) e un grosso serpente (Zamenis longissimus). Sono presenti in aree specifiche, a seconda delle loro particolari esigenze ecologiche, nelle Aree protette del Po piemontese. La lista in realtà è ancora più lunga, ci sono anche il rospo smeraldino (Bufotes balearicus) e il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus): due anfibi, il cervo volante (Lucanus cervus): un coleottero, l’invernina delle brughiere (Sympecma paedisca): una libellula, la farfalla Zerynthia cassandra e il vespertilio di Blyth (Myotis blythii), un pipistrello e da questo elenco ci si può rendere ben conto del grande impegno, cura e competenza, necessari per la raccolta ed elaborazione dei dati.
I risultati però valgono la dedizione, ci sono buone notizie e nuove scoperte che riguardano un gran numero di specie non necessariamente inserite in specifiche Direttive: di recente una colonia di topini (Riparia riparia), piccoli uccelli parenti delle rondini, composta da circa 40 nidi è stata trovata in una cava lungo il torrente Orba, in un luogo dove non si vedevano da molti anni. Sempre lungo l’Orba è stato avvistato il mese scorso il gonfo pinzato (Onychogomphus uncatus), una libellula mai segnalata prima nel tratto di Po a valle di Chivasso e la cui presenza in pianura è davvero insolita. Un ortottero, la cavalletta Pholidoptera littoralis insubrica, è stato trovato in un prato collinare a Verrua Savoia (TO); questa è una specie la cui distribuzione al di fuori dei rilievi prealpini è molto limitata e di cui l’unica rilevazione nel territorio che oggi fa parte delle Aree protette del Po piemontese risale a oltre vent’anni fa. Buone notizie anche alla confluenza tra il Po e il torrente Maira, lì il fiume, libero di muoversi naturalmente, ha creato alte sponde di terra perfette per i topini che hanno formato una nuova colonia, una realtà questa che va interpretata come un indice sicuro di miglioramento della salute dell’ambiente.
La Sympaecma paedisca è stata vista in primavera, quindi verosimilmente si riprodurrà proprio lì dove è stata trovata, mentre tra le oltre 300 specie di farfalle notturne censite non mancano nuove aggiunte come la piccola Nemophora metallica che ha antenne sproporzionatamente lunghe rispetto al corpo. Un altro ritrovamento gradito, reso possibile grazie al prezioso lavoro svolto da ittiologi consulenti dell’Ente-Parco, è quello della lampreda padana (Lethenteron zanandreai) nel fitto reticolo idrografico della piana vercellese, un subendemismo italiano fortemente minacciato dalla perdita del suo habitat costituito da ruscelli e canali con acque ben ossigenate. Anche i molluschi sono oggetto di monitoraggio, con alcune specie presenti nelle Direttive: questo è il caso della vertigo di Demoulins (Vertigo moulinsiana), un animale dalle dimensioni estremamente ridotte e dunque particolarmente difficile da rilevare, che vive tra la vegetazione delle zone umide e che è stata osservata soprattutto in canneti a Typha latifolia dove vive attaccata agli steli di queste piante.
Insomma, come sempre in ambito naturalistico le novità si susseguono e il lavoro non manca, l’obiettivo è ottenere un quadro di dettaglio dello stato di salute dell’ambiente che consenta di intervenire per garantirne elevati standard, consapevoli del fatto che un ambiente in buona salute e ricco di biodiversità è condizione indispensabile per la buona qualità della nostra stessa vita.