Quasi otto alessandrini su dieci (79%) trovano a tavola gli avanzi di cenoni e pranzi di Natale e Santo Stefano che vengono riutilizzati in cucina con una nuova sensibilità verso la riduzione degli sprechi spinta dalla crisi economica legata alla pandemia.
E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale si evidenzia che c’è un altro 11% che ha messo tutto in freezer per utilizzarlo nelle prossime settimane.
Solo nell’8% delle famiglie non è avanzato niente mentre l’1% dona in beneficenza e altrettanti dichiarano di buttare i resti del pranzo o del cenone nel bidone.
Quest’anno è stata di circa 2,5 miliardi la spesa degli italiani per il tradizionale appuntamento del Natale e della vigilia con la tavola, con un aumento del 38% rispetto allo scorso anno, sulla spinta di una tendenza a cercare consolazione a tavola rispetto alle limitazioni agli eventi in piazza e all’impossibilità di fare le vacanze all’estero.
“Sulle tavole degli italiani – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – sono tornati i piatti del giorno dopo, per evitare gli sprechi e sottolineare una coscienza green. Ricette che non sono solo un’ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica italiana”.
Un’alternativa molto diffusa alla conservazione in frigo è la “trasformazione” degli avanzi in nuovi piatti, con la cosiddetta cucina del giorno dopo. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille.
La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un eccellente “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie.
E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme.
“Recuperare il cibo è una scelta che – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – fa bene all’economia e all’ambiente anche con una minore produzione di rifiuti. Non dobbiamo dimenticare che lo spreco di cibo procapite ammonta a circa 27chilogrammi. Non si tratta quindi solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico/ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti”.
Per conservare il cibo comunque rimasto dal giorno prima ed evitare di gettarlo nella spazzatura Coldiretti ha elaborato alcuni consigli, a partire dall’utilizzo corretto del frigorifero.
Le pietanze non devono essere inserite quando sono ancora calde ma vanno adeguatamente coperte e non ammassate l’una sull’altra, per permettere al freddo di circolare.
Quelle più facilmente deperibili devono inoltre essere collocate nella parte bassa del frigo. Quando ad avanzare sono interi vassoi di cibo il congelatore può essere un’ottima soluzione, ma è sempre meglio dividerli in piccole porzioni così da consumare di volta in volte solo le quantità che servono.
Per scongelarle si può utilizzare il forno a microonde o il vapore di una pentola piena di acqua calda, ma la soluzione migliore, seppure più lenta, è quella di utilizzare il frigo, dove il passaggio di temperatura è più costante. Una volta scongelate, le pietanza vanno consumate entro 24 ore e non possono essere congelate nuovamente.
Allo stesso modo il cibo avanzato non va riscaldato più di una volta. Quando vanno messi sui fornelli, minestre, sughi e salse del giorno prima vanno fatte bollire mentre per gli altri piatti si consiglia comunque di portare la temperatura sopra i 70 gradi.
In questo modo saremo sicuri di evitare il rischio di proliferazione di batteri. Al momento di scegliere il tipo di contenitore da utilizzare, una buona soluzione può essere il vetro, a partire dai barattoli con tappo a chiusura ermetica che consentono di conservare meglio le caratteristiche organolettiche del cibo. L’altra soluzione, più “tecnica”, è l’uso del sottovuoto che permette di allungare ulteriormente la “seconda vita” delle pietanze.
Va sottolineato come la maggioranza delle tavole siano state imbandite con menù a base di prodotti o ingredienti nazionali con una spesa stimata in 900 milioni di euro per pesce e le carni compresi i salumi, 510 milioni di euro per spumante, vino ed altre bevande, 260 milioni di euro per dolci con gli immancabili panettone, pandoro e panetteria, 500 milioni di euro per ortaggi, conserve, frutta fresca e secca, 180 per pasta e pane e 170 milioni di euro per formaggi e uova”, hanno concluso Bianco e Rampazzo.
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