CASALE – L’appuntamento con la musica, questa volta, è con Marco Fasano, 31 anni, casalese di nascita ma residente a Treville dove svolge l’attività di decoratore presso l’azienda di famiglia e, come lui stesso puntualizza, quella di cantante con uno Spettacolo/Tributo a Renato Zero che da qualche anno lo vede protagonista in varie manifestazioni non solo nel territorio regionale.
Da quanto tempo canti?
Mi è sempre piaciuto cantare fin da ragazzino, ma il primo approccio con un microfono ed un piccolo pubblico l’ho avuto nel 2013 quando, spinto da alcuni amici, vinsi la mia timidezza e provai a cantare una canzone di Zero al karaoke. L’esibizione andò così bene che nel 2015 ho iniziato a fare spettacoli e, conseguentemente, ho sentito la necessità di prendere lezioni di canto non solo per migliorare le mie capacità vocali ed interpretative, ma anche per irrobustire e preservare la mia voce considerato l’impegno che ogni spettacolo richiede.
Quale è il tuo cantante preferito? Perché proprio lui? Quale difficoltà hai incontrato nell’eseguire le sue canzoni?
Il mio cantante preferito ovviamente è Renato Zero: è l’artista che più di tutti mi dà emozioni e che riesce a smuovere la mia fantasia. Una sua canzone che volevo riuscire a fare bene è “Magari”, soprattutto nelle parti con estensione molto bassa. Ora, finalmente, riesco a cantarla come volevo grazie agli esercizi e ai consigli della mia insegnante Oriana Puppo. Fortunatamente canzoni di Renato Zero che non riesco proprio a fare non ce ne sono, anche perchè ho una vocalità molto simile alla Sua ma, ovviamente, su alcune posso ancora migliorare.
Ricordi un episodio divertente, legato alla tua attività musicale?
Un episodio molto divertente mi è capitato qualche anno fa durante un concerto. Circa a metà spettacolo, durante un cambio d’abito, mi sono trovato una spettatrice nel camerino che chiedeva con molta insistenza di dedicarle una canzone. Fu un episodio imbarazzante ma anche personalmente gratificante!
A cosa pensi mentre canti?
Facendo spettacoli-live, con strumentisti, regia suoni e luci, cambi di costume ecc. sono molte le cose a cui devo pensare mentre canto ma, principalmente, penso a trasmettere la mia passione per ciò che faccio al mio pubblico e spesso mi emoziona il calore e l’affetto che mi viene tributato.
È vero che tutti dovrebbero suonare uno strumento? Perché?
A me il canto ha dato molto anche se mi costa impegno e sacrifici e penso che un qualsiasi approccio alla musica non possa che essere positivo. Essa è la medicina dell’anima e può soltanto migliorare le persone.
Cosa consiglieresti a chi inizia?
Il consiglio che posso dare a chi si appresta allo studio di uno strumento, in generale, e a quello del canto in particolare, è quello di non arrendersi mai davanti alle difficoltà (perché tutto si può superare) e non sentirsi mai “arrivati” (c’è sempre chi è migliore di noi) ma di rimanere sempre coi piedi per terra. Anche perchè in questo contesto le cose possono cambiare da un momento all’altro e la pandemia che in quest’ultimo anno ci ha bloccati tutti è l’esempio più significativo.