ALESSANDRIA – Fino ieri era finito tra le colonne dei giornali per le sue imprese sportive, ora invece la prima pagina l’ha conquistata come campione nella vita. E’ la storia di Marco Da Re, il giovane classe 1984 originario di Valmacca, fratello di Simone e gemello di Matteo, che grazie alla sua generosità ed altruismo salverà la vita di un ragazzino di 10 anni affetto da leucemia.
Lo ha fatto donando il suo midollo osseo. «Tre giorni con un po’ di mal di schiena si possono anche sopportare, se si pensa che si sta permettendo ad un bambino di sopravvivere». Segue dalla Prima
Settore Giovanile nel Casale fino a conquistare la fascia da capitano dell’Under 21 nerostellata. Poi il passaggio nelle squadre minori, tra cui San Carlo dove ha ritrovato il gemello Matteo, Don Bosco Asti e in questi anni Fortitudo e Luese. Proprio negli anni nella squadra astigiana si è avvicinato al mondo della donazione di midollo. Lo ha fatto rispondendo ad una campagna promossa dal club gialloverde per cercare di aiutare la piccola nipote dell’allenatore. Marco non c’ha pensato due volte e si è presentato all’Admo, l’associazione donatori di midollo osseo, per il prelievo del sangue. In quel caso la sua generosità e quella di molti altri giocatori astigiani non bastò, e la storia ebbe un triste epilogo. Ma il profilo del monferrino è rimasto nel database nazionale dei donatori e, nel maggio scorso, è risultato compatibile con quello di un bambino di dieci anni affetto da leucemia. «Mi avevano chiamato già un paio di anni fa – ha detto Marco Da Re, che da martedì si trova ricoverato presso il reparto di Ematologia dell’Ospedale Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria – ma dopo la seconda serie di analisi non sono risultato compatibile al 100%. Questa volta, invece, è andata bene. Sono stato sottoposto ad altri esami molto scrupolosi ed ha giocato un ruolo fondamentale anche la mia idoneità fisica. In questo senso l’aver fatto sempre sport mi ha aiutato molto». I protocolli infatti sono severissimi, così come è complessa la procedura anche solo per visitare Marco 10 minuti. Lavaggio mani con soluzioni disinfettanti, copri scarpe, camice sterile e cuffia per i capelli. Nulla è lasciato al caso: in quei momenti non si può rischiare di contrarre qualche malanno. «L’operazione durerà circa un’ora e mezza. Mi faranno due piccoli fori nel bacino per prelevare una piccola quantità di midollo – ha spiegato Marco – Mi hanno spiegato che grazie al mio midollo questo bambino dovrebbe guarire, o comunque gli sto dando un’altra chance». Un gesto di altruismo totalmente gratuito, verso una persona che mai potrà conoscere o incontrare. «Sono cose che si fanno per aiutare gli altri, ma anche per se stessi. Non sono mai stato così fiero di me come in questi giorni. Ho pensato anche che se una cosa così fosse mai potuta capitare a mio figlio Lorenzo (di 10 anni) avrei pregato affinché qualcun altro facesse questo tipo di scelta».
Marco Da Re, oltre che un calciatore, è un tecnico di un’azienda che si occupa di stampa di materiali gommosi e plastici. Oggi milita nelle fila della Luese di patron Sergio Viganò, che proprio oggi pomeriggio disputerà un’amichevole con il Torino. Ma Marco sarà assente giustificato. «La mia speranza, oltre che a quella che questo bambino possa guarire, è quella che questo mio gesto possa essere d’esempio per altre persone. Lo sport in generale dovrebbe essere sempre veicolo di questo tipo di messaggi. I calciatori di Serie A spesso lo fanno in modo importante con contributi economici fondamentali. Io nel mio piccolo invece ho optato per un gesto concreto».