L’inconsueto andamento climatico degli ultimi mesi non ha risparmiato gli alveari e fatto soffrire le api, indicatore sensibile dello stato di salute dell’ambiente, determinando danni ingenti agli apicoltori in provincia di Alessandria.
Difficoltà che si sono fatte sentire nei circa 25.000 alveari presenti in provincia di Alessandria e che, assieme all’emergenza Covid, hanno contribuito alla crisi del settore, con danni che ammontano ad oltre 1 milione e 600 mila euro a livello regionale.
Rispetto a quest’ultima, grazie al pressing di Coldiretti, è stata aperta dalla Regione la Misura 21 del Psr 2014-2020 a favore anche delle imprese apistiche colpite dalla crisi determinata, appunto, dal Covid che non godono degli aiuti previsti dai provvedimenti adottati a livello nazionale.
“Il rischio è che venga incrementato ulteriormente l’arrivo massiccio di miele dall’estero che, spesso, di miele ha ben poco – affermano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Con l’autunno e i primi freddi cresce la voglia di bevande calde, tisane e cibi toccasana per rafforzare le difese immunitarie per questo il miele è tra i più indicati sia come dolcificante sia come ingrediente per preparare dolci, ma anche proprio per apportare energie all’organismo. Occorre però fare attenzione a ciò che si acquista. Infatti, a far concorrenza al miele del nostro territorio non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi”.
Alla luce di questa situazione, è opportuno che anche l’agroindustria scelga il vero miele locale, attivando progetti economici di filiera che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto ed il lavoro degli imprenditori, e che venga resa omogenea la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, come avviene per il miele proveniente dalla Cina e dall’est Europa.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica – continuano Bianco e Rampazzo -. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”.
Ricordiamo che la parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori, che è tra i più diffusi, da quello di arancia a quello di castagno, più scuro e amarognolo, dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.
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