Il lupo ha ricolonizzato completamente il territorio montano e ora incomincia a essere osservato anche in collina e in pianura soprattutto lungo i fiumi e l’attività di monitoraggio, basata su presupposti scientifici, è molto importante per la programmazione di azioni concrete sul territorio.
Sull’Appennino alessandrino sono almeno dieci i branchi di lupi (dato reso noto dall’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese facendo il quadro dei risultati del monitoraggio standardizzato del lupo 2018-2020 per il territorio della provincia di Alessandria): un numero in crescita che mette al centro dell’attenzione non soltanto la sicurezza del bestiame, ma anche la tutela dell’incolumità di chi vive le montagne e le colline, con il moltiplicarsi di avvistamenti e predazioni anche a bassa quota.
“A fronte del crescente numero di lupi ed animali selvatici sulle Alpi, tanto che nel solo Piemonte sono stati censiti tra i 450 ed i 500 lupi quando in Francia sono complessivamente circa 550, è necessaria un’azione tempestiva regionale anche nei confronti degli enti competenti a livello nazionale al fine di permettere alle nostre imprese lo svolgimento dell’attività produttiva, alla luce dell’insostituibile ruolo svolto a tutela del territorio e viste le difficoltà legate alla situazione pandemica”.
E’ quanto ha evidenziato Coldiretti Alessandria dopo l’incontro sulla presenza del lupo nel territorio piemontese tenuto dal vicepresidente regionale, Fabio Carosso.
“Ben vengano momenti di confronto, anche alla presenza del Prefetto, su questa tematica, che è sentita non solo dalle aree montane, ma sempre di più anche da quelle collinari e di pianura – hanno commentato il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo – però è urgente attivare efficaci azioni di prevenzione e nuove misure di contenimento di lupi ed ibridi. Sotto questo punto di vista è importante muoversi in analogia con le modalità già adottate in altri paesi europei, a partire dalla confinante Francia. Come anche è necessario, in vista dell’attivazione nel 2021 di un differente sistema di risarcimento alle imprese agricole dei danni causati dai grandi carnivori, comprendere negli indennizzi la predazione da canidi e prevedere un iter snello di certificazione del danno, oltre a tempistiche di liquidazione immediate”.
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