CASALE – Lunedì 5 febbraio alle ore 12, sarà ricevuta a Roma la delegazione di Casale Monferrato per il colloquio orale riservato alle dieci città finaliste per il prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020. Ne faranno parte il sindaco di Casale Monferrato Titti Palazzetti con l’assessore alla Cultura Daria Carmi e il segretario generale Sante Palmieri, che recentemente ha ottenuto un “passaggio di fascia” all’Albo Nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali con una tesi dedicata alla candidatura della città a Capitale Italiana della Cultura, Federico Riboldi vice presidente della Provincia di Alessandria e in rappresentanza del Centro Studi Galileo, Antonella Parigi assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Roberto Cerrato direttore dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, Roberto Maestri presidente del Circolo Culturale I Marchesi del Monferrato, Assunta Prato per la Rete Scuole Insieme e per Afeva, Matteo Ferrando, esperto di servizi digitali per le amministrazioni pubbliche e Simone Zerbinati, imprenditore monferrino. Sono state inoltre definite due riserve: Fabio Olivero presidente dell’Associazione dei Comuni del Monferrato e Nicola Mossone in rappresentanza dell’associazionismo e delle consulte cittadine. Il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020 sarà assegnato il 16 febbraio. Le altre finaliste con Casale Monferrato sono: Agrigento, Bitonto, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. Spiega Daria Carmi, assessore alla Cultura del Comune di Casale Monferrato: «Anche se non dovessimo portare a casa il titolo (per cui ci batteremo fortemente, possiamo tutti esserne certi) siamo già i vincitori morali di questa sfida. Non solo la nostra immagine nel mondo ora viaggia insieme a quella delle più belle città italiane ma siamo fra i primi nel voto popolare del Touring Club (https://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/capitale-italiana-della-cultura-2020-ecco-le-10-finaliste) e sui social network spopoliamo. Questo è un grande risultato di cui tutta la città deve essere fiera, perché è il risultato di un sentimento di rivincita che la città esprime da anni e che finalmente è arrivata anche all’esterno. I progetti sono di grande spessore e possono diventare un piano strategico anche senza il titolo che sarà in governo ad assegnare. Lo spirito di città colta che ci appartiene dipende, prima di tutto, dalla nostra autodeterminazione».