«Don Gino ha preceduto, come spirito, quello che Papa Francesco raccomanda quando dice che dobbiamo andare nelle periferie, non solo materiali ma dello Spirito». È questo il passaggio più significativo dell’omelia del Card. Severino Poletto durante i funerali di don Gino Piccio, celebrati mercoledì mattina in Cattedrale. Ricordando la comune appartenenza al gruppo sacerdotale missionario fondato da Mons. Vittorio Mojetta il Card. Poletto ha affermato: «Don Gino è stato un uomo originale e creativo, perché ha sempre sentito il bisogno nel suo ministero sacerdotale di inventare cose nuove, cose che magari allora destavano qualche perplessità e che nessuno di noi, nelle nostre parrocchie, immaginavamo. Dobbiamo riconoscere in don Gino il desiderio di voler avvicinare tutti».
Almeno un migliaio di persone hanno affollato il Duomo per la liturgia funebre concelebrata da Mons. Luciano Pacomio e da una cinquantina di sacerdoti arrivati da tutta Italia.
Il saluto finale, prima della benedizione e dell’incensazione, è stato affidato alle note di una fisarmonica. «Don Gino – ha detto un suo “ragazzo” – aveva fatto giurare ad un amico che al suo funerale avrebbe suonato una musica allegra, ma l’amico ha deciso di morire prima di lui». Così è toccato ad un altro amico suonare una mazurca.
Al termine del funerale, mentre la salma lasciava la Cattedrale accompagnata da un fragoroso applauso, gli amici della Cascina “G” hanno distribuito una coloratissima foto di don Gino con la frase “Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
Successivamente la salma è stata portata a Cuccaro per la sepoltura nella tomba di famiglia.
Luigi Piccio era n ato a Cuccaro il 12 settembre 1920, figlio di Pasqualina Demartini e di Pietro Piccio. Ebbe problemi di salute per cui gli fu asportato un polmone, ed entrò in Seminario come vocazione adulta a 18 anni. Dopo aver percorso l’iter formativo e culturale fu ordinato sacerdote dal Vescovo Mons. Giuseppe Angrisani il 29 giugno 1947. Ebbe come guida spirituale Mons. Vittorio Mojetta, e nell’ottobre 1950 entrò nel Gruppo dei Missionari Diocesani della Madonna di Crea. Subito dopo l’ordinazione don Piccio è stato nominato Vicario Parrocchiale di Grazzano il 28-7-1947 e poi economo spirituale di Ticineto e di Santo Stefano in Casale il 15-3-1951. Il 10 maggio 1960 è nominato Parroco di Santo Stefano in Casale e nel 1967 ottiene dal Vescovo il permesso di rinunciare alla Parrocchia e dedicarsi completamente alla predicazione. Affitta alcuni modesti locali a Casale nella zona dell’Ospedale in via Rosselli e lì allestisce una piccola cappella. Vede sorgere e ingrandirsi il quartiere e con lungimiranza ritiene che necessiti ormai di una stabile presenza spirituale. Infatti, dopo alcuni anni, nel 1973, verrà istituita la nuova Parrocchia dello Spirito Santo, tanto che alcuni parlano di lui come possibile parroco. Il Parroco invece è don Carlo Grossetti, con cui don Gino ha sempre avuto grande amicizia e collaborazione, e dopo qualche anno si sposta vicino a Grazzano, ad Ottiglio, nella “Cascina G” che diventa per quarant’anni il punto di riferimento di tantissimi giovani che cercano il Signore. Seguace del pedagogista brasiliano Paulo Freire con il suo metodo educativo che punta sulla corresponsabilità per l’educazione popolare, vive in assoluta povertà e letizia la sua vita sacerdotale. Nel 1976 e nel 1980 è responsabile dei Campi di Lavoro della Caritas Diocesana per tre anni ad Attimis in Friuli e per altrettanti a Ricigliano in Irpinia, da aprile ad ottobre. Con le offerte raccolte e la saggia guida di don Gino, la Caritas coordinò centinaia di volontari, soprattutto muratori, che sotto la direzione di un capomastro (unico retribuito) ricostruirono le case danneggiate dei più poveri, con tutto il materiale acquistato dalla Caritas che aveva raccolto centinaia di milioni. Il 1° ottobre 2005 il Sindaco di Casale Paolo Mascarino gli aveva consegnato il Premio della Pace attribuitogli dall’Assessorato alla Pace e dalla Consulta cittadina per la pace, la giustizia e la cooperazione internazionale.
p.b.