CASALE – “Se don Bosco fosse qui, oggi, ora, cosa direbbe ai ragazzi del cortile? Come si farebbe prossimo a loro?”. Questo è l’interrogativo che muove ogni giorno il prezioso lavoro educativo che anima e fa da sfondo alla quotidianità oratoriana del Valentino di Casale, nella persona del responsabile, don Alberto Lagostina, e degli educatori e animatori che condividono con lui il sogno di don Bosco.
Come fotografare la realtà di Oratorio nel 2023? “Dai tempi del nostro santo fondatore la realtà è profondamente cambiata, e velocemente soprattutto in questi ultimi anni. La pandemia ha poi ulteriormente messo alla prova il desiderio di socializzazione delle nuove generazioni, accentuando in maniera preoccupante la tendenza al “ritiro sociale” che ormai è divenuta un fenomeno oggetto di studio e di riflessione sociologica ed educativa. Ma i desideri, i sogni, i dubbi che agitano questi giovani cuori sono gli stessi dei ragazzi che don Bosco intercettava nella Torino dell’800: là prevaleva una povertà materiale e il miraggio della grande città che attirava i giovani ben presto si rivelava una realtà di fatica, delusione e sfruttamento… Oggi le povertà sono diverse: in primis i valori, messi costantemente in discussione da una società in cui sembra che tutto sia lecito e giustificabile. Altro fenomeno in costante crescita l’abbandono scolastico da parte di quei ragazzi (e delle famiglie) che non riescono a dare la giusta priorità all’istruzione e non la considerano uno strumento importante per costruire il proprio futuro”.
Chi sono i ragazzi che frequentano l’Oratorio oggi? “Sono in aumento i più giovani che appartengono alla fascia delle scuole medie. A loro proponiamo, oltre agli spazi di gioco come cortile, campi, sala giochi, anche il doposcuola educativo Oltrescuola, in collaborazione con le scuole del territorio, che ci segnalano chi ha più bisogno. E poi la sportiva, rinata in questi ultimi anni, con il calcio che coinvolge una cinquantina di bambini e ragazzi e propone un’esperienza diversa, in cui non prevale l’agonismo e la competizione esasperati, ma l’obiettivo di costruire gruppo, di divertirsi, di crescere insieme.
Ci sono poi i “grandi”, adolescenti che frequentano le scuole professionali (CIOFS, For.Al) che vengono a giocare con gli amici, magari per passare un po’ di tempo prima di riprendere il pullman per tornare a casa dopo la scuola, ma anche diversi ragazzi che non studiano e non lavorano, per i motivi di cui sopra. Con tutti, ma in particolare con loro, si cerca di costruire una relazione di fiducia che li aiuti riscoprire le proprie capacità e attitudini e a recuperare un minimo di progettualità rispetto al presente e al futuro. Si raccolgono i loro dati personali e si rilascia un semplice tesserino, che crea senso di appartenenza e li responsabilizza rispetto all’uso delle strutture a disposizione, superando l’anonimato. La nostra Opera inoltre comprende ormai da anni l’esperienza delle comunità per minori, italiani e stranieri non accompagnati, e il centro diurno: anche per loro l’oratorio rappresenta una vera e propria palestra quotidiana di relazione, di scambio, di condivisione, per cominciare o riprendere rapporti sani di amicizia”.
Come rendere l’intervento educativo sempre più efficace? “Sicuramente il lavoro di rete e la collaborazione con enti e istituzioni rappresenta il presupposto indispensabile per progettare e portare avanti interventi il più possibile personalizzati e di effettivo sostegno alle esigenze espresse, sia dai minori che dai nuclei familiari. La presenza di educatori formati e competenti fa la differenza: è un investimento che richiede energie e risorse (anche economiche) non indifferenti, e a volte vorremmo fare di più… Ma siamo convinti che costruire e custodire relazioni basate su fiducia e ascolto sia l’approccio più giusto e promettente. Don Bosco oggi starebbe così in mezzo ai suoi ragazzi”.
L’oratorio don Bosco, in corso Valentino 66, è aperto da lunedì a sabato dalle 16.30 alle 18.30.