Il risultato elettorale ci dice che avremo un Parlamento privo di maggioranza politica. E che il Governo del Paese lo si dovrà forse affidare alla fantasia più che a programmi chiari e ad alleanze predefinite, appoggiate dalla maggioranza dei cittadini. Già la Borsa e i dati finanziari dicono dell’incertezza generale che torna a condizionarci. Ora, pur sapendo che i temi importanti restano l’economia, il lavoro, il funzionamento delle istituzioni, mi permetto di attirare la vostra attenzione su un argomento apparentemente marginale. Perché, i risultati ci consegnano anche i cattolici divisi in più schieramenti: nulla di male, non è una novità. Ma questa volta emerge ancor di più questo essere sparsi, perché non è solo tra cattolici, ma fra cosiddetti cattolici democratici (uso l’espressione in senso lato). Non discuto le scelte di ciascuno, nè contesto il fatto che in politica non si può pensare ad una nuova semplice unità. Anche se “la disunità non è un dogma”, né che sia un disvalore il cercare convergenze e intendersi su un percorso comune. Prendo atto di una situazione che, se ha prodotto quella che è stata definita irrilevanza (giusta o meno l’osservazione) nel corso della seconda parte della vita repubblicana, oggi rischia di provocare un’incancrenirsi di divisioni eccessive. E, da semplice cittadino che non ricopre incarichi amministrativi o politici e che non rappresenta nessuna associazione, ma credendo di interpretare il sentire di molti, ritengo che sia venuto il tempo (nel rispetto delle scelte compiute da ognuno) per quello che si potrebbe definire un PERCORSO DI ECUMENISMO FRA I CATTOLICI DEMOCRATICI per quanto riguarda gli aspetti culturali e politici. È una proposta ingenua, forse; me ne rendo conto. Ma avanzo una richiesta, un po’ strana.
Lo faccio usando lo strumento della lettera aperta per invitare ognuno di voi (Olivero, Bindi, Pezzotta, Tabacci, Balduzzi, Patriarca, Monaco, Bobba, Silvia Costa, Riccardi, Castagnetti, Ceccanti, Tonini, Ernesto Preziosi per fare solo alcuni nomi, senza escludere altri) – che, non solo per me, rappresentate un riferimento di pensiero e di proposta, e che considero utili alla definizione di un progetto politico sociale che rilanci non solo e tanto il cosiddetto cattolicesimo democratico e popolare, ma soprattutto un’azione di riforme, di solidarietà, di innovazione che ridia fiato al riformismo aperto ad una nuova visione di Europa, non più solo Unione di Stati e di Governi gestita da burocrati e considerata con freddezza dai cittadini, ma Comunità di popoli che scaldi i cuori e dia una visione di futuro, che abbia una guida politica decisa dagli abitanti del continente e sia rispettosa delle minoranze e federale – a non perdervi di vista e pensare a qualche iniziativa comune. (E tutto ciò proprio mentre la classiche alleanze non hanno gambe, e la capacità di iniziativa e di proposta deve travalicare i semplici schieramenti). No, non è l’ennesima richiesta di rimettere insieme pezzi di cattolicesimo in politica, anche se comincia ad essere eccessiva la realtà pluralistica (tra partiti e correnti interne a questi). Penso, ecco ciò che potrebbe servire, che ognuno di voi – al di là dei ruoli e della presenza o meno nelle istituzioni – debba e possa parlarsi di più, e cercare insieme approcci nuovi riguardo ad una serie di problemi (la pace e la cooperazione internazionale, l’ambiente e la salute, lo sviluppo rispettoso della persona, il lavoro, le infrastrutture, il rilancio delle autonomie sociali e locali, una politica per la famiglia, un welfare moderno, le riforme istituzionali) che possano riavvicinare chi ha una comune sensibilità, per aiutare il Paese a riprendere fiducia e dare opportunità di ripresa. Si cerchi di fare quanto già messo in essere da alcune associazioni, le quali hanno dato vita ad una Rete di collegamento tra esponenti di un ampio numero di associazioni dell’area cattolica democratica (il Portale, denominato “Costituzione Concilio e Cittadinanza. Per una rete tra “cattolici e democratici”, che costituisce lo strumento operativo con cui la Rete intende rendersi presente nel pubblico dibattito con segnalazione di iniziative, proposte di riflessione, confronti e approfondimenti). Qualcosa di analogo dovrebbe nascere per vostra iniziativa per tentare di riportare a proposte possibilmente più unitarie su temi sociali e legislativi. Se esiste, fra le diverse Chiese, un percorso ecumenico per riavvicinare a livello teologico e dogmatico i credenti in Cristo, perché non pensare ad un ecumenismo politico per quanti appartengono al cosiddetto cattolicesimo democratico. So che il termine può essere usato a volte a sproposito o in modo inesatto. Cosa sia il cattolicesimo democratico è definizione da prendere con le molle, ma mi pare che ognuno di voi si senta e faccia parte di quel mondo. Perciò, da semplice cittadino ma anche immaginando di rappresentare il pensiero di molti, mi permetto con umiltà ma anche con speranza di chiedervi di intraprendere – senza venir meno alla lealtà e alla disciplina dei rispettivi partiti o coalizioni – una via di dialogo culturale e politico che tenda a riavvicinare di più le vostre rispettive posizioni. È una delle tante utopie; non nego le difficoltà, so che la categoria del cattolico non appartiene alla politica, e che non si chiede il voto per motivi di fede; so pure che possono esserci anche questioni personali che a volte frenano; ma le prospettive per cui continuate a spendervi non credo che siano inconciliabili. E soprattutto che il bene comune e il servizio politico debbano essere considerati prioritari rispetto a pur legittime ambizioni o strategie politiche. Penso, comunque, che qualcuno debba riprendere a lavorare per riaggregare di più chi sul piano politico sociale fa riferimento alla visione solidale e di bene comune della Dottrina Sociale; non per un programma cattolico, non per una risposta cattolica alle questioni dell’organizzazione della società, non per tornare ad essere una parte in concorrenza con altre culture o storie riformiste, non per fare blocco rispetto a questioni ritenute qualificanti (la fede ci chiede di essere sale e lievito); ma, poiché in politica sono utili anche gli strumenti, ce ne vuole uno per aiutare i credenti che intendono schierarsi nel campo delle riforme, della socialità, della legalità, della Costituzione a sentirsi meno divisi di quanto ha portato ad essere la recente campagna elettorale, e ad individuare proposte e progetti costruiti attraverso un confronto comune, e per arricchire le posizioni “riformiste” impedendo a tanti (credenti compresi) di lasciarsi abbindolare dal “predicatore” o dall’”imbonitore” di turno per mancanza di indicazioni serie. Lasciando che i cattolici “conservatori” e moderati compiano altrettante legittime scelte in altri schieramenti. Vi ringrazio per quanto vorrete fare.
Carlo Baviera