Più di un alessandrino su due (53%) almeno qualche volta a settimana consuma legumi mettendo nel piatto piselli, fagioli, ceci e lenticchie. Sul fronte nutrizionale i legumi sono un’ottima fonte di proteine e di fibre alimentari, utili per regolare le funzioni intestinali e per il controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Contengono di sali minerali, come ferro, calcio, potassio, fosforo e magnesio, vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Dal punto di vista ambientale le piante di legumi hanno un importante ruolo nella difesa della fertilità dei suoli grazie alla loro capacità di fissare l’azoto al terreno, riducendo l’uso di concimi chimici e contribuendo alla difesa delle acque e dell’ambiente.
I legumi più diffusi in Italia sono fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave oltre a cicerchie, lupini e soia: le coltivazioni nazionali sono diffuse su oltre 150mila ettari e soffrono della pressione degli arrivi di prodotto a basso costo e ridotta qualità, magari favoriti dagli accordi commerciali. La produzione nazionale si è così drasticamente ridotta rispetto al passato, accentuando la dipendenza dall’estero, nonostante una ripresa degli ultimi anni. Nel 2022 le importazioni di legumi in Italia hanno sfiorato i 490 milioni di chili secondo una proiezione Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno.
Il risultato è che tre piatti di fagioli, lenticchie e ceci su quattro che si consumano in Italia oggi, sono in realtà stranieri, provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare con l’utilizzo in pre-raccolta del glifosate secondo modalità vietate sul territorio nazionale, mentre in Messico sono spesso coltivati con lo sfruttamento del lavoro minorile.
In provincia di Alessandria gli ettari coltivati a legumi nel 2022 sono aumentati rispetto al 2021 passando da 6.905 a 7.164, compresa la soia, per una produzione totale di oltre 188.000 quintali. Superficie in ulteriore crescita creata dal positivo andamento di mercato.
Anche in questo caso a fare la differenza sono i progetti di filiera, fondamentali per promuovere e tutelare la territorialità: per questo Coldiretti Alessandria ha proposto la filiera del cece da granella. Al momento gli ettari sono 120 ma la domanda è in crescita, soprattutto nella zona di Novi Ligure, nelle colline del Tortonese e pianura alessandrina.
“Alla luce delle nuove riforme proposte dalla Comunità Europea in relazione alle future programmazioni della PAC e dei Piani di Sviluppo Rurale, Coldiretti Alessandria ha proposto l’introduzione di una coltura alternativa di notevole beneficio dal punto di vista agronomico che rappresenta una nuova e valida opzione per le realtà produttive del territorio alessandrino, ossia il cece da granella. E’ la terza leguminosa più importante al mondo dopo fagiolo e pisello, ottimo alimento di alta qualità, perché ricco di proteine. Inoltre, si tratta di un’ottima pianta azotofissatrice che bene si adatta ai cambiamenti climatici in atto in grado di crescere anche in terreni di scarsa fertilità, con costi di produzione molto contenuti”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
“Occorre assicurare che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Ma serve anche rivedere il meccanismo degli accordi che favoriscono l’arrivo di prodotti stranieri sulle nostre tavole dove vanno applicati tre principi fondamentali: parità delle condizioni, efficacia dei controlli, reciprocità delle norme – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Ma serve anche arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy è necessario privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta, come avviene per Dop e Igp, o che si possono acquistare direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica”.
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