CASALE – Lo scorso 16 febbraio gli studenti delle classi 1aA e 3aA Liceo artistico “Angelo Morbelli” dell’Istituto Superiore “Leardi”, accompagnati dai loro docenti, hanno avuto la possibilità di visitare la mostra “Belio. Il paesaggio della Chimera”, allestita presso la sala Marescalchi del Castello di Casale Monferrato. Apertura straordinaria dell’esposizione per gli alunni che hanno potuto scoprire uno dei capolavori della letteratura contemporanea, il romanzo “La chimera” di Sebastiano Vassalli (vincitore del premio Strega nel 1990), attraverso l’omaggio fatto attraverso l’opera pittorica dell’artista Elio Bozzola, in arte Belio.
Guidati da Paola Todeschino Vassalli, moglie dello scrittore prematuramente scomparso nel 2015 e una delle curatrici della mostra (insieme a Giuseppina Baino Bozzola e Emiliana Mongiat), i ragazzi sono stati condotti in un percorso sulle vicende de La chimera, sospeso tra immagini e parole: il romanzo storico, ambientato tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento tra Novara e Zardino, un paese che sorgeva presso il fiume Sesia e che oggi non esiste più, racconta la breve vita di Antonia Spagnolini, una giovane bella e troppo indipendente che, a causa delle maldicenze e della superstizione dell’epoca, venne arsa viva a vent’anni con l’accusa di stregoneria.
A partire da alcuni brani del romanzo, riportati accanto alle opere poetiche, l’artista Belio, che condivise una lunga e duratura amicizia con Sebastiano Vassalli dalla fine degli anni Sessanta, quando per un breve periodo insegnarono insieme nello stesso istituto di Trecate, ha offerto, in chiave sensoriale ed emozionale, non strettamente cronologica rispetto alla trama del romanzo, una personale rielaborazione di elementi del paesaggio: quest’ultimo, anche nell’opera letteraria, si configura come un elemento centrale del romanzo, non soltanto uno sfondo ma un vero protagonista, insieme ad Antonia e al Vescovo Bascapè.
Soggetti ricorrenti nelle opere di Belio sono dunque la campagna, le risaie e i campi del novarese, che si estendono ai piedi del Monte Rosa, il “macigno bianco”, come viene chiamato in poesia da Dino Campana, poeta amato da Vassalli e protagonista dell’opera “La notte della cometa”.
Nelle circa trenta tele esposte, realizzate con la tecnica dell’acrilico, si percepisce l’esperienza di Belio nel campo della grafica: attraverso colori vividi e lucenti, studiatissimi, e a un impianto iconografico ponderato, che alterna le linee rette delle risaie a quelle curve che donano un senso tridimensionale, si percepisce forte l’impatto emotivo delle raffigurazioni e viva è stata la partecipazione degli studenti: «Le opere sono molto affascinanti e ci hanno permesso di approfondire le vicende di un romanzo che avevamo scoperto durante le ore di lezione – spiegano gli alunni partecipanti – Tra i tanti quadri che ci hanno emozionato e fatto riflettere, sicuramente ricordiamo quello del rogo di Antonia: con i contrasti tra le linee e i colori, ciò che a prima vista sembrava un Carnevale, un momento festoso, a un esame più attento si è rivelato un atto drammatico, che ha portato all’uccisione di una vittima innocente».
In conclusione della visita, oltre ad ammirare le installazioni di GP Colombo, Uldino Desuò e Costantino Peroni, gli alunni, in dialogo con Paola Todeschino Vassalli, hanno avuto modo di comprendere come avevano origini i romanzi dello scrittore e il lungo lavoro di ricerca che avveniva preliminarmente la stesura: «Vassalli era solito dire di “andare in miniera” – conclude la guida – poiché il suo lavoro di indagine, non solo nelle biblioteche e negli archivi, ma anche nei vari sopralluoghi che compiva tra le persone locali, gli permetteva di entrare nel profondo delle grandi storie che voleva raccontare e di valutare con cura l’attendibilità delle proprie fonti»
Redazione “Leardi”