Le imprese alessandrine del settore delle materie plastiche hanno aderito il 5 dicembre alla azione dimostrativa nelle aziende organizzata a livello nazionale da Unionplast, associazione di categoria di Confindustria, per protestare contro l’introduzione della plastic tax.
“Non è in discussione il principio – spiega Stefano Guala, Amministratore Delegato di Guala Dispensing di Alessandria – ma le modalità di introduzione della tassa. Unionplast è da sempre schierata a favore dell’ambiente, ma riteniamo che la tassa sia controproducente per l’ambiente e per l’industria, non aiuta a risolvere il problema dello smaltimento della plastica ma anzi lo rallenta, ricadrà sui consumatori, aumenterà i costi aziendali, che l’industria della trasformazione delle materie plastiche non può sostenere, e avrà ricadute negative sull’occupazione”.
Inoltre, sottolinea Stefano Guala “Il settore delle materie plastiche è un’eccellenza europea che ha già avviato una transizione sostenibile e le aziende hanno bisogno di tempo per proseguire un processo già in corso, e non di nuove tasse”.
Se passasse la plastic tax dal 2020 come è prevista ad oggi, molte imprese si troverebbero in serie difficoltà. Il provvedimento può mettere a rischio la sopravvivenza di 3mila imprese sull’intero territorio nazionale, con 50mila dipendenti e 12 miliardi di fatturato.
Nelle regioni del nord-ovest è attivo circa il 44% delle unità locali con una quota di valore aggiunto pari al 47,7%, e Alessandria è la terza provincia in Italia per valore aggiunto del settore.
Confindustria Alessandria stima l’occupazione del settore nelle aziende associate in oltre 1600 dipendenti diretti, senza comprendere l’indotto, con un giro d’affari che supera i 2 miliardi di euro, considerando che qui hanno sede aziende multinazionali e importanti unità locali di grandi gruppi del settore.
Anche Confindustria Alessandria si schiera accanto alle imprese: “Abbiamo già espresso forte contrarietà in merito all’introduzione di una tassa sugli imballaggi in plastica prevista dal documento programmatico di bilancio 2020. La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese”.
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