PONTESTURA – “C’era una volta – e c’era davvero – una piccola città chiamata Terezin, a circa 100 km da Praga…”. Essa divenne, tra il 1942 e il 1945, una città-ghetto per gli Ebrei, un luogo “felice” da additare come modello al resto del mondo, un rifugio terribile e meraviglioso al contempo per moltissimi artisti e per i ragazzi che grazie a loro continuarono a sognare. Lo spettacolo “Le bambine di Terezin”, a cui gli studenti delle scuole secondarie di Cerrina M.to, Murisengo e Pontestura hanno assistito lunedì 23 gennaio scorso, racconta di questo campo, abitato da persone che la sera, dopo aver lavorato 10 ore per i nazisti, si riuniscono e fanno musica, fanno teatro, leggono romanzi e riviste. Una bravissima voce narrante solista ha interpretato e rappresentato con garbo e leggerezza le voci, le speranze, i pensieri di quei bambini e quelle bambine che a Terezin furono prigionieri per un periodo più o meno lungo della loro esistenza, sognando la libertà e gli affetti di un tempo, disegnando la cruda realtà che stavano vivendo, ma anche alberi, farfalle, nuvole e cieli sconfinati al di là di quel campo. 15000 furono i ragazzi e le ragazze passati da Terezin, soltanto 142 i sopravvissuti, 4000 i disegni ritrovati, grazie anche ai quali lo spettacolo ha preso vita. Lo scopo è quello di proporre agli studenti uno sguardo diverso sul tema dell’Olocausto, un racconto lieve ma indelebile della vita di piccoli innocenti a cui l’arte, nelle sue varie forme, ha permesso di sopravvivere in quegli anni, di restare “umani”. Un altro bellissimo spettacolo a cura di Faber Teater, che docenti ed alunni hanno apprezzato e da cui sono scaturite importanti discussioni al ritorno a scuola.