«L’Associazione culturale Dire Fare Disegnare si unisce alle famiglie Merlo e Celoria per la perdita della cara e indimenticabile Giuse. Maestra di ironia, stile, battuta pronta e sincerità assoluta. Una compagna insostituibile, di tanti eventi legati alla pittura. A lei il nostro sentito grazie e un forte ricordo». Con queste parole le iscritte dell’Associazione esprimono il loro pensiero dedicato a Giuseppina Merlo. Di seguito il ricordo della prof. Cecilia Prete.
«Cara Giuse, avrei voluto parlare di te in un’altra occasione, ma sempre più spesso, è il destino a scegliere per noi e a dettare tempi e modi.
Ti volevo ringraziare per aver fatto parte della mia vita, lasciando un segno inconfondibile, un’orma grande come la tua figura slanciata e svettante.
Grazie per esserti iscritta, 10 anni fa, al mio corso di pittura indirizzato agli adulti e per averlo frequentato con costanza, impegno e interesse. Ben presto sei diventata molto più di un’allieva: un’amica, una confidente, una di famiglia. Entravi in classe con l’impeto di chi ha fretta d’imparare e una vita di aneddoti da raccontare. Sembravi uscita da un quadro di Giovanni Boldini, uno di quei ritratti dedicati alle donne aristocratiche della Belle Epoque dinnanzi alle quali, si può solo fare un passo indietro, un po’ per ammirarle per intero, un po’ per quella sorta di riverenza e soggezione che sanno trasmettere. Per la classe eri un modello unico da seguire: puntuale, precisa, ordinata, provvista di tutti i kit artistici possibili e immaginabili, ineccepibile nelle consegne (vincevi sempre il premio di chi realizzava più quadri), pronta e sempre disponibile per fare assistenza dalla A alla Z, ai nostri eventi, alle mostre, alle fiere, dove eri sempre in prima linea. Ma per tutti, eri soprattutto un personaggio: schietta, diretta, istrionica, eccentrica, talvolta spregiudicata e irriverente.
Il vuoto che lasci è enorme e difficile da metabolizzare… É forte come le battute che sapevi fare, penetrante come i commenti che rifilavi, rimbombante come le risate fragorose che emettevi, acuto come la tua intelligenza vivace.
Ci mancherà la verve che infondevi ai nostri incontri artistici, dove in modo incontrastato, eri l’animatrice. Vicini a te ci sentivamo forti, capaci, senza paure. Ti chiamavamo ‘gazzella’, per il fisico asciutto e scattante, col quale ti muovevi disinvolta tra i banchi, ma in realtà eri la nostra quercia, sotto la quale sedevamo e giocavamo. Sì, giocavamo, perché la tua simpatia era contagiosa e con te, il divertimento era assicurato. Anche nel pieno delle difficoltà con gli intoppi (tanti) di chi ci invitava ad esporre e poi se ne dimenticava, di chi ci concedeva uno spazio e poi ce lo toglieva senza avviso. Ma c’eri tu e tutto prendeva un’altra piega. La piega di chi sa affrontare la vita con saggezza e ribellione, confermandosi sempre all’altezza della situazione. Un’altezza che utilizzavi per spingerti ad attaccare il quadro dove nessuno sarebbe mai arrivato o per tenere in alto, nelle foto, il cartellone col nome della nostra associazione o, ancora, per fare da vedetta al gruppo, tirando addosso a qualcuno, per nostra difesa, la critica che lo avrebbe smosso per sempre e alla quale non sarebbe stato in grado di ribattere. Ma un’altezza che utilizzavi anche per chinarti nel punto più basso per raccogliere le didascalie che si staccavano dai quadri o per inchinarti nell’omaggiare chi dimostrava più bravura e capacità.
Personalmente perdo il mio braccio destro, un po’ caporale e un po’ giullare. Un mix pazzesco, di quelli che ne incontri uno nella vita e o li ami o li odi e ti amavamo tutti. Continueremo a farlo perché ricordi così, si tengono stretti.
Grazie per esser stata con noi e per averci insegnato tanto, che il viaggio ti sia lieve e colorato come le opere che realizzavi con quella bravura e quel tocco sopra le righe, che tanto ti somigliavano e che molto raccontava del tuo essere speciale. Grazie a nome di tutti i componenti dell’associazione Dire Fare Disegnare, dei corsisti del CPIA, di chi ti ha conosciuto anche per poco ma subito gli sei rimasta impressa e a nome mio, un forte abbraccio, quello che forse, incredibilmente, non ci siamo mai scambiate».
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