È tornata ad esporre nella Serenissima, in occasione della Biennale di Architettura, l’artista Cecilia Prete. Invitata dal Centro d’Arte San Vidal ha preso parte alla collettiva “Segmenti d’Arte”, inaugurata dal critico Siro Perin il 7 luglio e terminata il 18. Location della mostra la Scoletta di San Zaccaria, spazio-gioiello da poco restaurato e diretto da Christian Palazzo, tra piazza S. Marco e l’Arsenale. In linea con il tema della Biennale, Freespace, che indica la generosità e il senso di umanità che l’architettura sa creare, Cecilia Prete ha presentato al pubblico opere che esemplificano questo concetto. Base del suo pensiero era riuscire ad esprimere lo scambio emozionale che avviene tra pittura, architettura e fruitore, in base allo spazio suggerito. Tecnica utilizzata per esprimere quest’idea, l’installazione di modellini in legno che simulano la galleria stessa, producendo l’effetto di una mostra in una mostra, ove le superfici delle cornici, l’orchestrazione e la disposizione in sequenza degli acquerelli, rivelano la natura poetica di Venezia. Un omaggio anche al tema dei quattro elementi che qui si sposano perfettamente. A sprigionarsi dalle piccole cornici, infatti, sono sensazioni visive nate su trasparenze e sfumature che ricordano i riflessi dei vetri di Murano. Dittici che si aprono come un ponte occhiellato capace di riflettere e far dialogare in uno scambio continuo l’interno con l’esterno e viceversa.
Siro Perin (critico d’arte): “L’opera di Cecilia Prete è un gioco ironico che prende forma grazie a quadri messi all’interno di una sorta di taccuino di legno che si apre all’osservatore, svelando uno spicchio di mostra, che si trova all’interno di una mostra. I piccoli quadri appesi alle pareti non sono casuali, poiché l’immagine e la dislocazione acquista un senso, anzi molti sensi: sono paesaggi, pensieri astratti o che cos’altro? Attirano l’osservatore e lo inducono alla riflessione. Nella storia dell’arte, molti sono gli artisti che ricorrono all’uso di modellini al fine di presentare l’idea ad un committente da convincere. Così faceva anche il più grande scenografo della pittura italiana, il veneziano Giambattista Tiepolo, suo il modellino visto in esposizione ai Gesuati, realizzato per il soffitto di villa Pisani a Stra. Ma viene in mente anche un’opera rifiutata ad una Biennale, poiché ritenuta troppo difficile, del contemporaneo aretino Vittorio Ruglioni, che voleva inscenare una mostra nella mostra, ma a grandezza naturale. I rimandi e le citazioni sono dunque molteplici e qui, la capacità espressiva, il titolo non pleonastico e il gioco delle dimensioni, aumentano di certo le interpretazioni”.
Francesca Catalano (critico d’arte): “La mostra nella mostra: è seguendo questo artificio e omaggiando il titolo della rassegna che l’artista ha deciso di ricreare una piccola esposizione in miniatura, dove quattro pareti accolgono i suoi acquerelli che rappresentano visioni di cielo e scorci di laguna. Singole opere dal tocco sofisticato che, se osservate nell’insieme compositivo, appaiono come fotogrammi di un’unica visione”.
Paola Paoletti (visitatrice): “Fulvo pennello intinge da mente e cuore stille di colore, Osservatrice del Creato lavora sapiente sulle piccole tele. Nascono miniature, paesaggi sfilano nelle bianche cornici premio di luce e serenità allo spettatore attento”.
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