Le difficili settimane che coinvolgono tutti per il coronavirus, per nulla debellato, ci insegnano molte cose. La nostra società evoluta e tecnologica s’interroga sul valore della persona, del rapporto umano, della fragilità del sistema sanitario e di altre strutture organizzate.
I tempi di reazione all’imprevisto non sono stati adeguati, alcune condotte sono state irrazionali.
Gli anziani stanno pagando di più. Molti di noi hanno parenti, amici anziani in difficoltà o che che ci hanno lasciati. Il papà ottantenne, il nonno non sono solo parte delle nostre famiglie, il legame generazionale che non vorremmo mai cancellare. Sono anche una ricchezza della società, per il vissuto che possiedono e per le relazioni sociali che hanno tessuto nella loro storia.
Pensiamo un attimo. La maestra elementare e il docente che hanno insegnato 42 anni hanno contribuito a formare migliaia di scolari, poi diventati studenti, operai specializzati, professionisti, artigiani e manager, amministratori pubblici. Il pasticciere che ha gestito il proprio laboratorio per 50 anni, ha allietato feste e compleanni per numerosissime famiglie e gruppi, comunità. Il medico e l’avvocato, hanno per tutta la loro storia professionale risolto problemi, curato persone, difeso il diritto alla salute e alla giustizia. L’ingegnere e l’imprenditore, ora in pensione e verso la fine corsa, hanno partecipato a costruire la società competitiva ed evoluta di oggi. Il tutto, con mille relazioni interpersonali, con una crescente acquisizione di esperienza e di conoscenza che ora stanno trasmettendo ad altri.
Se sommiamo tutti questi apporti singoli, abbiamo la ricchezza di vita di una società. Oggi, siamo così, perché altri hanno lavorato e costruito il nostro presente.
In questi giorni di drammatica emergenza sanitaria, assistiamo ad una corsa coraggiosa di medici, infermieri, operatori, volontari, tutti impegnati per salvare persone, molte anziane, nelle strutture ospedaliere. Attenzione: i nostri anziani sono pure nelle case di riposo, nelle strutture residenziali assistite, nelle loro abitazioni. Tutti isolati, riflessivi, demotivati, talvolta sconosciuti alle strutture di intervento. Ma sono proprio gli anziani ad avere più diritto alla salute, per il passato meritevole che rappresentano e per la fragilità fisica che oggi hanno.
La cronaca amara di queste settimane, speriamo più rassicurante a breve, ha posto in luce delle incongruenze e disattenzioni colpevoli.
Il nostro servizio sanitario è certamente diffusivo e garantito a tutti, ma la logica solo del taglio delle risorse per pareggiare bilanci e budget e la rincorsa all’eccellenza delle prestazioni, hanno mutilato la sanità di base e nel territorio. Si sono abbandonati ospedali di medie dimensioni che costituivano occasioni di prestazioni immediate alla popolazione, per accentrare tutto e ingigantire code e incrementare costi sociali per trasporto e disagi, con ritardi e rinunce alle cure. In queste settimane abbiamo la controprova di come non servano solo pochi presidi di eccellenza, ma una rete di presidi a servizio del territorio, dove le competenze mediche e assistenziali si avvicinano all’utenza. Il servizio sanitario, nella necessaria sintonia funzionale pubblico-privato, deve ritornare ad essere anche rete e non solo cittadella delle eccellenze per pochi. In questa emergenza, l’anziano rischia di pagare il prezzo più alto, non solo perché gravato da diverse patologie, ma perché anche da tempo non seguito ed assunto a priorità. Gli anziani oggi non devono essere marginalità, ma priorità di una società.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, già con la risoluzione 46/91, grazie anche al ruolo della delegazione italiana, assunse e promosse alcuni principi cardine delle N.U. a vantaggio delle persone anziane. Nel documento si sollecitò i vari Stati a predisporre programmi tesi all’indipendenza, partecipazione, protezione, autorealizzazione, dignità delle persone anziane. Nel 1992 venne approvata la Dichiarazione sull’Invecchiamento, documento con espressi i principi guida per attuare le varie azioni da assumersi a livello mondiale, nazionale e locale. Nel 2005, con la Proclamazione sull’invecchiamento, formulata nella risoluzione 47/5, l’Assemblea generale dell’ONU invitò fortemente gli Stati affinchè “le generazioni vecchie e nuove cooperassero per creare un equilibrio tra la tradizione e l’innovazione nello sviluppo economico, sociale e culturale”.
A livello comunitario, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del Consiglio europeo di Nizza il 7 dicembre 2000, all’articolo 25, titolato “Diritti degli anziani”, ha codificato ” l’Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale”. L’articolo è ispirato all’articolo 23 della Carta sociale europea, riveduta e ai punti 24 e 25 della Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori. La partecipazione alla vita sociale e culturale comprende ovviamente la partecipazione alla vita politica. La proclamazione del 2012 come “Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale” ha avuto come principale obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle politiche basate sui bisogni delle persone anziane, considerate da sempre come soggetti passivi a politiche che riconoscono ad ogni persona il diritto di avere un ruolo attivo nell’età anziana ed a potenziare la solidarietà tra le generazioni.
Anche il nostro legislatore, sulla spinta di varie associazioni di volontariato e recependo le attese della società, è intervenuto a difesa e valorizzazione della popolazione anziana: dalla legislazione per il terzo settore, all’incremento delle pene per reati contro soggetti anziani e disagiati; dalle normative di favore per i trasporti e gli acquisti di beni essenziali per la cura e l’assistenza.
In parte, il contesto normativo esiste. Manca l’aderente realizzazione concreta sul territorio, l’allocazione coerente delle risorse. Vi sono realtà geografiche e sociali, ad esempio, che possono contare su centri ricreativi per anziani allestiti e gestiti da pubbliche amministrazioni, mentre altre realtà possono contare solo su strutture private e di puro volontariato; vi sono biblioteche pubbliche o centri di cultura con accesso agevolato per gli anziani, altre invece non incentivanti l’accesso agli anziani; vi sono case di riposo efficienti e case di riposo quali mero parcheggio di anziani.
Rita Levi-Montalcini sosteneva: “Contrariamente all’opinione corrente, il cervello non va fatalmente incontro con gli anni a un processo irreversibile di deterioramento. Sia Tiziano che Michelangelo e molti altri artisti di straordinarie capacità creative – Picasso tra questi – continuarono a realizzare opere di eccezionale valore sino a tarda età.”
L’anziano è ricchezza di vissuto, ma anche ricchezza sociale e di tutti.
Sergio Favretto
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