Il delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, mons. Francesco Mancinelli, ricorda così Elio Carmi.
La scomparsa di Elio Carmi, presidente della Comunità ebraica di Casale, non è solo un grave lutto per la sua famiglia e per gli ebrei casalesi, ma è anche una grave perdita per l’intera città e per la comunità cattolica presente sul territorio cittadino.
Con Elio Carmi se ne va un uomo che ha contribuito fortemente a tenere viva la vita culturale di questa nostra città facendo della piccola, ma vivace, comunità ebraica un polo di attrazione non solo a livello cittadino ma anche a livello internazionale. Non si contano le numerose iniziative da lui proposte e attuate dal forte impatto culturale spirituale e sociale che hanno fatto di Casale una “capitale” della cultura ebraica che ha arricchito non solo il nostro territorio ma si è imposta all’attenzione di una vasta platea portando a Casale personalità di alto livello e di grande spessore.
Un fiore all’occhiello della comunità ebraica è il Museo dei Lumi da Elio curato con grande passione, professionalità e dispendio di grandi energie.
La raccolta dei lumi di Channuka, la grande festa ebraica della luce che vince le tenebre della violenza, della guerra, dell’ignoranza e di ogni forma di male, rende i locali espositivi della mostra una preziosa galleria di arte moderna possiamo dire, senza tema di smentita, unica al mondo.
Le opere esposte sono il frutto del genio e dell’amore per il bello di grandi artisti che hanno interpretato, con una vasta varietà di forme, le lampade che sono chiamate a far memoria della luce divina che risplende illumina, ma anche denuncia le tante situazioni di male che hanno attraversato e attraversano la storia dell’umanità. Non posso non ricordare come alla radice del museo dei lumi sta una scelta compiuta in sinergia tra la comunità ebraica e la chiesa cattolica casalese, circa trentacinque anni fa, di celebrare insieme e in maniera pubblica la festività ebraica di Channuka. Si scelse di esporre in Piazza del Cavallo un grande candelabro a otto bracci simbolo principale della festa. Questo primo gesto di fraternità tra le comunità ebraica e cattolica è via via cresciuto, ha coinvolto anche le altre religioni presenti sul nostro territorio, le autorità civili e militari, fino a diventare un grande momento di aggregazione che promuove la cultura della pace e della fraternità possibili solo nel dialogo e nell’incontro scevri da rivalità e pregiudizi.
Tutto questo grande lavoro ha viso Elio Carmi tra i protagonisti più attivi e convinti.
Per chi scrive con Elio scompare non solo una figura di spicco della nostra città ma un fratello. Dico questo prendendo spunto da una frase pronunciata parecchi anni fa da Giovanni Paolo II durante la prima visita di un Papa alla Sinagoga di Roma. Disse, rivolgendosi alla comunità ebraica romana: “Voi siete i nostri fratelli e, in un certo senso, i nostri fratelli maggiori”.
Quel fratelli maggiori, è diventato quasi un “mantra” ripetuto più e più volte in mille occasioni, ma io ritengo che la parola più importante sia fratelli senza aggettivi e, come si dice oggi, senza se e senza ma!
Sì cristiani ed ebrei sono fratelli perché, storicamente, è dalla radice di Israele, popolo che Dio si è scelto, che nasce, cresce e si sviluppa la comunità cristiana.
A nome della comunità cattolica e mio personale esprimo vicinanza cordiale e solidale alla comunità ebraica casalese e alla bella e cara famiglia di Elio.
Il tuo ricordo, caro Elio, sia di benedizione.
Don Francesco Mancinelli
delegato diocesano per l’ecumenismo
e il dialogo interreligioso