La Chiesa in uscita ci obbliga a cambiare modo di confrontarci con il mondo: la parabola del pastore e delle cento pecore del Vangelo di domenica 4 settembre era ben presente al nostro Vescovo giovedì 8 settembre alla chiusura del Convegno Pastorale. Papa Francesco inverte i termini e commenta: adesso nell’ovile c’è rimasta una sola pecora e le altre novantanove sono fuori. Il pastore allora non può accontentarsi di coccolare la buona pecorella, ma deve mettersi in uscita per trovare, accogliere, curare, amare e portare nella casa comune anche quelle che sono sparse.
Non ci possiamo accontentare della salvezza dei pochi fedeli e non avere l’ansia di portare la “gioia del vangelo” a tutti quelli per cui Gesù è venuto nel mondo per portare la misericordia del Padre.
Anche per i fedeli il cammino è più impegnativo: non basta rispettare passivamente le indicazioni della Chiesa: “questo è permesso, questo è proibito”; bisogna entrare come protagonisti nella comprensione e nella responsabilità delle situazioni anche complesse in cui molti si sono smarriti.
Ma non è un buonismo, perché vogliamo essere fedeli a Cristo e alla Chiesa nel dialogo con il mondo.
In questo cammino, il Vescovo ha proposto la metafora dell’incrocio stradale. Il semaforo non responsabilizza ma ordina. Rosso: si ferma. Verde: avanti. Giallo: aspettare.
La rotonda invece responsabilizza attraverso lo scorrimento e la scelta tra due comportamenti: prudenza e decisione.
Sono i due comportamenti della persona matura e responsabile, che sa aspettare e sa decidere quando e verso dove muoversi. E’ una bella metafora, che possiamo applicare a tutto il cammino della nostra vita.
p.b.
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