La complessità del monumento, la mancanza di fondi, l’emergenza sanitaria: sono queste alcune tra le principali e tutt’altro che trascurabili difficoltà nella gestione del restauro della chiesa di Santa Caterina nell’anno dedicato al Barocco Piemontese, a cura di Ente Trevisio e Associazione Santa Caterina Onlus. Ma quello che stiamo vivendo è un momento storico: la Città, a un anno di distanza dall’inaugurazione del cantiere, può tornare a godere della vista di una lanterna riportata al suo originario splendore.
Lo stato di conservazione ha richiesto non solo un intervento architettonico-decorativo sulle murature e sul manto di copertura, ma anche un rinforzo strutturale che ne migliorasse il comportamento sotto l’azione del sisma. Ognuno di questi delicati aspetti è stato studiato a fondo e curato nei dettagli dal gruppo di lavoro dei professionisti incaricati: arch. Enrica Caire, ing. Simone Giordano, arch. Sara Vecchiato, con la collaborazione dell’equipe del Professor Rosario Ceravolo del dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Torino.
Particolari energie sono state assorbite dallo studio delle coperture di cupola e cupolina. Dalla ricerca archivistica è emerso che le infiltrazioni di acque meteoriche hanno da sempre costituito un problema di difficile soluzione fin dagli anni immediatamente successivi alla costruzione del monumento. Non è ancora stato chiarito il dubbio che le coperture attuali in rame non siano quelle originarie, forse in piombo. È peraltro ormai un dato di fatto che i restauri realizzati nel 1847, 1943 e 1969 non siano stati risolutivi ai fini della tenuta delle coperture e non abbiano soddisfatto l’obiettivo di proteggere gli affreschi interni dall’umidità e dalle inflorescenze saline. L’intervento sul manto della cupolina messo in atto dall’impresa AR Arte e Restauro di Padova, in linea con le indicazioni progettuali approvate dalla Soprintendenza, è stato di tipo conservativo, diretto al ristabilimento della funzione dei vari elementi e alla stabilizzazione dei materiali costitutivi, isolandoli dai fattori degradanti.
È certo che lo sguardo sullo skyline di Piazza Castello, abituato ormai da anni ad una visione alterata dal degrado, dovrà adattarsi alla rinnovata colorazione del marmorino individuata attraverso i saggi stratigrafici realizzati in cantiere con l’avvallo della Soprintendenza.
Quanto finora realizzato non è ancora un traguardo, ma un primo importante passaggio in vista del completo recupero di uno dei monumenti più rilevanti non solo della Città di Casale Monferrato, ma anche del Piemonte, che dopo molti anni di chiusura potrà tornare ad essere pienamente fruibile, visitabile, luogo di iniziative culturali ad ampio raggio che siano compatibili con la natura del bene.
Questo ambizioso obiettivo potrà essere raggiunto solo dando continuità alla collaborazione tra Ente Trevisio e Santa Caterina Onlus, che potranno, ognuno nel suo specifico ruolo, continuare a godere del fondamentale contributo di Istituzioni Pubbliche, Enti Privati, Donatori e Benefattori.
Nella giornata di martedì 6 ottobre, dedicata alle autorità e ai giornalisti, erano presenti il sindaco Federico Riboldi, il vescovo S.E. Gianni Sacchi (il quale ha provveduto alla benedizione sulla cupola della chiesa e della croce lobata di San Maurizio) il vicesindaco Emanuele Capra, il vicario della Diocesi Mons. Giampio Devasini, il presidente del consiglio comunale Fiorenzo Pivetta, il consigliere comunale Fabio Lavagno e l’ex sindaco Titti Palazzetti.