CASALE – Con l’arrivo della bella stagione sono ripresi gli ultimi lavori sulle coperture della chiesa di Santa Caterina. Per “toccare da vicino” i risultati dell’importante intervento su lanterna, cupole, tamburo e tetti, abbiamo incontrato il restauratore Giulio Lattanzio e l’impresario edile Eduard Bajraktari.
Prima il liceo artistico a Torino poi una scuola di restauro regionale, quattro anni di apprendistato da Pietro Vignoli, per poter essere abilitato dalla Sovrintendenza, poi l’inizio dell’attività negli anni ‘90: questo il percorso professionale di Giulio Lattanzio, che in Santa Caterina è intervenuto sull’apparato decorativo esterno e sugli affreschi della cupolina della lanterna.
«Abbiamo lavorato sugli intonaci presenti all’interno della lanterna, un grande lavoro di consolidamento, poi siamo passati alle superfici. Una conferma il restauro del Vignoli, intorno al 1969. A quell’epoca, sugli affreschi veniva riprodotta la linea pittorica o si dipingeva nuovamente la parte mancante. Nella cupola ogivale della lanterna, non si comprendevano i tanti interventi che erano stati fatti, poi durante la pulitura ho dovuto “smontare” la “linea” del Vignoli e ho quindi ripristinato gli affreschi originali, pulendoli anche dallo sporco che si era accumulato dal 1970 ad oggi. Adesso stiamo lavorando al ritocco sottotono con gli acquerelli, andando a mettere in evidenza i colori originali», ci ha detto Lattanzio. La salita in quota e le ore di lavoro a 30 metri di altezza hanno permesso al professionista torinese di restaurare uno dei punti più “scenografici” della chiesa di Santa Caterina: «La scena che vediamo lassù, sulla lanterna, e che hanno immaginato i decoratori, è quella di Dio sorretto dagli angeli, poi queste nuvole “sospese”, da cui tutto inizia… La storia, raccontata dagli affreschi presenti all’interno della chiesa, comincia da questa raffigurazione piramidale, che contempla il Padre Eterno, lo Spirito Santo e i putti». Prossimo passo è la conclusione del lavoro sull’affresco di Dio Padre tra gli angeli e successivamente si spera di poter presto avviare il ripristino dei dipinti della cupola maggiore, «intervento che andremo a condividere con la ditta AR Arte e Restauro».
Chi invece ha lavorato sulle parti murarie di tamburo e cupola è “Edo” Bajraktari, il quale ci ha spiegato quali sono stati i passaggi degli interventi su questo importante patrimonio artistico-monumentale.
«Non nascondo che abbiamo trovato tantissime situazioni critiche, iniziando dalla parte interna della lanterna: le otto lesene fortemente lesionate, con l’aiuto dei miei collaboratori, hanno ottenuto il rinforzo strutturale necessario, come da progettazione del direttore dei lavori. Azione non semplice, resa complicata per il semplice fatto che l’intero intervento si svolgeva ad un’altezza 30 metri, senza dimenticare che il lavoro è stato realizzato in modo manuale per cercare di conservare al meglio ed evitare di rovinare fregi e affreschi. Inoltre, sulla lanterna e sulla cupola sono stati effettuati anche i rinforzi delle parti metalliche: la croce, i fermaneve e le restanti parti in ferro».
«Altro step non semplice, ma dove ho visto i miei ragazzi “divertirsi” lavorare in forte sinergia, nonostante le complicazioni presenti per effetto del Covid-19, è stato quello legato al recupero delle parti in muratura della cupola: cornici delle finestre, capitelli, pilastrini, le pigne, il tutto realizzato in modalità “cuci e scuci” come da indicazione dell’architetto Enrica Caire e, per una realizzazione più precisa possibile, pezzi mancanti e aree degradate sono stati riprodotti in modo manuale». Invece per il recupero degli intonaci ammalorati, i passaggi sono stati più facili: «Dapprima la rimozione cauta dei intonaci, il lavaggio leggero delle superfici eseguito a mano con la spugna, l’utilizzo del biocida, poi il rinzaffo dell’intonaco a strati dando il tempo per una maturazione naturale e ancora le varie finiture a base di marmorino».
Interventi dopo interventi, anche i professionisti stessi hanno trovato appassionante il lavoro in un organismo architettonico come la chiesa di Santa Caterina. La “nuova” cupola brilla con il sole primaverile, simbolo di rinascita culturale di un’intera città, un patrimonio di tutti, sapientemente curato grazie alla efficace sinergia tra l’Associazione Santa Caterina Onlus e l’Ente Trevisio. Altra cronaca: si stanno ultimando i lavori di rifacimento delle falde sui tetti rivolti verso via Trevigi.
Per il mese di aprile, la chiesa e il coro delle Monache saranno accessibili martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19. Venerdì 2 aprile, Venerdì Santo, la tradizionale S. Messa del primo venerdì del mese non potrà essere celebrata. Venerdì 26 Santa Caterina Onlus ha aderito all’iniziativa M’illumino di meno spegnendo l’illuminazione notturna. Le luci scenografiche, che erano state installate in avvento grazie alla generosa disponibilità degli apparecchi illuminanti di Mario Atteritano e con la collaborazione dell’ing. Simone Giordano e dell’elettricista Matteo Baggio, resteranno temporaneamente spente e saranno riaccese dopo Pasqua per tornare a dare il giusto risalto allo splendido recupero nella versione definitiva.