Riceviamo e pubblichiamo
Sabato 22 gennaio ci ritroveremo a commemorare il 77° anniversario dell’eccidio dei tredici partigiani della Banda Tom.
Il 14 gennaio 1945 vennero catturati e torturati dalle truppe nazifasciste. Il giorno successivo fatti sfilare per le vie di Casale Monferrato, a piedi scalzi, mani legate dal fil di ferro: in seguito fucilati presso la Cittadella e i loro corpi lasciati nella neve per giorni. Infine sepolti in forma anonima. Avevano da 17 ai 34 anni. È dovere civile ricordare questi fatti ancora oggi, a 77 anni di distanza, in un tempo nel quale non pochi cittadini ed esponenti politici esitano a prendere distanza netta dal periodo più buio che il nostro Paese abbia mai attraversato. Addirittura è di pochi giorni fa la notizia di un funerale a Roma corredato da saluto romano e feretro avvolto dalla bandiera nazista. Precisamente, quali sono i valori perpetrati da tali individui e tali gesti? Qual è l’ideale di comunità trasmesso ai loro figli? Sabato sarebbe significativo, pur nelle difficoltà del momento, poter riscontrare la presenza di tante fasce tricolore: sindaci, consiglieri comunali e amministratori, tanto della nostra città quanto del nostro territorio.
Che siano guida nel rispetto e nella piena attuazione della nostra Costituzione e degli avvenimenti che l’hanno generata. Ancor più in questi giorni nei quali si realizza uno dei momenti più rilevanti della Repubblica: l’elezione del Presidente, garante e volto nobile del nostro Stato e, quindi, di noi cittadine e cittadini. Proprio come fu il compianto David Sassoli il quale, un anno fa, scriveva:
“La Resistenza fu un fatto di popolo, una forte tensione ideale che si sviluppò in Italia e in Europa dando origine alle lotte per la libertà e la democrazia. Fascismo e nazismo invece non sono opinioni, sono crimini”.
Gabriele Farello